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Il ct chiede ai ragazzi dell'Under 21 di stare in campo come quando erano bambini. E siccome il talento non ci manca, ecco che giocando vinciamo. Il centravanti del futuro del Milan, poi, ha personalità
Quante volte abbiamo sentito quella storia dell’orrore secondo cui in Italia mancano i talenti? Le nostre nazionali giovanili hanno sempre smentito l’assunto, almeno fino a una certa età l’azzurro è spesso arrivato in fondo a tornei europei e mondiali. Poi la crescita si è arrestata a livello di Under 21, in cui una volta dominavamo e che definisce il passaggio al calcio adulto. È come se i nostri ragazzi, arrivati alla soglia dell’azzurro “serio”, perdessero il lato ludico, troppo concentrati sulla professione e, soprattutto, sul risultato. Finalmente, però, anche l’Under 21 manda segnali di rinascita vera. E non sarà un caso se succede con Silvio Baldini alla guida, uno che non si vergogna di sostenere che lui, dei risultati, se ne frega bellamente. E che agli azzurrini chiede di divertirsi come quando erano piccoli, al campetto con gli amici. Così la sua Italia ha vinto le prime tre partite e ha regalato spettacolo contro la Svezia. Con quello spirito da “gioco” che esalta la voglia di avere tra i piedi il pallone. Un elastico di Koleosho, una sgroppata di Pisilli, una sterzata di Palestra, un dribbling di Cherubini, una chiusura di Mane, soprattutto quel rigore — ah, quel rigore — di Francesco Camarda: scavetto per il suo primo gol con l’Under 21, nel giorno dell’esordio.