La giudice della Cpi contraria, la carta del Governo

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Una lunga carriera diplomatica, iniziata nel 1992 e costellata di incarichi di altissimo profilo, da rappresentante per il Messico alle Nazioni Unite fino all'elezione alla Corte Penale Internazionale nel 2021.

María del Socorro Flores Liera è la giudice che si è dichiarata contraria al mandato d'arresto internazionale per Osama Njeem Almasri, divenendo di fatto la carta del governo per evidenziare il "pasticcio" del tribunale dell'Aja, come l'ha definito oggi al Parlamento il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

La "dissenting opinion" allegata al documento con cui si chiede l'arresto del criminale libico porta la firma proprio della giudice, l'unica delle tre componenti del collegio contraria.

Nei 17 capitoli del documento la giudice sostiene che la Cpi non aveva giurisdizione sui crimini compiuti dal comandante libico.

Flores ricorda infatti che, anche se può essere corretto che dopo la morte di Gheddafi il 20 ottobre 2011 i combattimenti e i disordini civili siano proseguiti in Libia, "questi eventi non sono correlati a quelli che hanno attivato il deferimento del Consiglio di sicurezza" dell'Onu. La giudice in sostanza sottolinea un tentativo di "forzare un collegamento con gli eventi che hanno attivato la giurisdizione della Corte" perché "anche se può essere fattualmente corretto che una situazione di tumulto in Libia sia in corso dalla Risoluzione Onu del 2011 questo non stabilisce automaticamente un collegamento sufficiente tra le accuse penali presentate dal Procuratore e la situazione così come è stata deferita".

Sessant'anni il prossimo settembre, María del Socorro Flores Liera si è laureata in legge all'Università Iberoamericana, specializzandosi poi in diritto internazionale alla Facoltà di legge dell'Università Nazionale Autonoma del Messico. Come membro della delegazione del suo Paese è stata personalmente coinvolta nel processo di creazione della stessa Corte Penale Internazionale, di cui è stata peraltro la prima responsabile dell'ufficio di collegamento alle Nazioni Unite tra il 2006 e il 2007.

Prima del giuramento all'Aja, la giudice è stata sottosegretario per l'America Latina e i Caraibi presso il ministero degli Esteri messicano, dove ha ricoperto anche l'incarico di direttore generale delle organizzazioni e dei meccanismi regionali americani e direttore generale degli affari globali.

Nel corso della sua carriera si è occupata di numerosi casi di diritto internazionale e di diritti umani. Ha pubblicato numerosi lavori, in particolare nell'ambito della legge sui crimini internazionali e sul cambiamento climatico. Da giudice della Corte Penale Internazionale ha lavorato su numerosissimi casi, dal Congo alla Palestina fino alle inchieste sul figlio di Muammar Gheddafi, Saif al-Islam, e su Germain Katanga, il comandante congolese condannato per complicità in omicidio e saccheggio e crimini contro l'umanità.

Presentando la la sua candidatura alla Cpi, la giudice scriveva di essere "convinta che la giustizia internazionale sia la chiave per raggiungere una riconciliazione duratura e la pace tra le comunità colpite da crimini atroci". "Vorrei contribuire - concludeva - a raggiungere gli obiettivi dello Statuto di Roma".
   

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