La situazione delle relazioni internazionali è grave: dazi, nazionalismo, nuovi "corsari" alla Musk che vogliono uscire dal privato ed impadronirsi della cosa pubblica.
"E' l'ora di agire" e l'Unione europea deve scegliere tra un "vassallaggio felice" o difendere i propri valori di libertà e democrazia diventando "protagonista" della storia.
E' qualcosa di più di un allarme quello che è venuto oggi dal presidente della Repubblica dall'università di Marsiglia in occasione di una laurea honoris causa. Si potrebbe definire un appassionato invito a non chiudere gli occhi, a prendere posizione sulle dinamiche politiche che stanno squarciando l'occidente dopo la vittoria di Donald Trump, con l'ascesa al governo dell'uomo più ricco del pianeta, quell'Elon Musk, simbolo di un'oligarchia tecnologica, che dopo aver conquistato lo spazio con i satelliti punta a Marte, orientando la politica americana dal di dentro.
"L'Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell'affermazione dei valori della propria civiltà?", si chiede retoricamente Sergio Mattarella in un lunghissimo discorso (28 minuti). "Può accettare - incalza conquistando l'attenzione degli studenti - di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie? Con, al massimo, la prospettiva di un "vassallaggio felice".
Bisogna decidere: essere "protetti" oppure essere protagonisti". Il capo dello Stato non ha dubbi: per l'Europa è proprio arrivata l'ora di scegliere, l'ora di replicare, l'ora di ritrovarsi. Il ragionamento del presidente è analitico, denso di richiami storici: non lascia scampo all'urgenza del momento. Le sue preoccupazioni trovano fondamenta negli insegnamenti della storia, una storia che non è finita bene. Dopo aver usato le parole più chiare della sua presidenza sull'Ucraina - negli anni 30 "anziché la cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. Fu questo il progetto del Terzo Reich e l'aggressione russa all'Ucraina è di questa natura" - Mattarella spiega perchè non conviene mai girare lo sguardo e praticare politiche di acquiescenza (se non di sottomissione) in cambio di piccoli benefici: "la strategia dell'appeasement non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra. Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi?".
Certo che no, sembra la risposta. Infatti aggiunge: "un abbandono delle responsabilità condusse quei Paesi a sacrificare i principi di giustizia e legittimità, nel proposito di evitare il conflitto, in nome di una soluzione qualsiasi e di una stabilità che, inevitabilmente, sarebbero venute a mancare". Ma tutto gira nel mondo ed anche nell'analisi presidenziale che batte sulla necessità di difendere il multilateralismo, le organizzazioni internazionali - sì, proprio quelle che Trump vuole smantellare - le Nazioni Unite e tutti i fori di dialogo che hanno garantito al nostro Paese "70 anni di pace".
Di fronte a quella che è stata una "articolazione multipolare dell'equilibrio mondiale, si riaffaccia, con forza, e in contraddizione con essa, il concetto di "sfere di influenza", all'origine dei mali del XX secolo e che la mia generazione - sottolinea il capo dello Stato - ha combattuto". Una deriva pericolosa sostenuta da un nuovo potere della cui potenza non si può far finta di nulla e cioè la comparsa "di figure di neo-feudatari del Terzo millennio - novelli corsari a cui attribuire patenti - che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche". Nuovi corsari, termine che la Treccani definisce sinonimo di pirati, che pensano alle organizzazioni internazionali come a sovrastrutture inutili che rallentano i loro profitti. Ecco perchè serve uno scatto di reni, soprattutto all'Europa. Non serve la "rassegnazione", serve creare subito un'Unione più forte, più coesa, protagonista. Altrimente saremo dei "vassalli", forse felici perchè protetti dal grande signore, ma pur sempre "vassalli". Di certo non a questo pensavano Altiero Spinelli, Jean Monnet e Robert Schuman, i Padri fondatori di un'Europa oggi "al bivio".
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