Cerca l'intruso. Ci sono tutti i potenti della terra, e poi c'è Gianni Infantino. Il momento è storico - la firma dell'accordo per la pace a Gaza - così i leader sono in posa per celebrare il momento: Trump al centro tra al-Sisi, Erdogan e l'emiro Al Thani mentre i leader europei Meloni, Macron, Starmer cercano spazio al fianco del segretario generale dell'Onu, Guterres. Sono i potenti del mondo. Poi - elegante completo scuro, camicia rigorosamente bianca e cravatta color porpora - c'è anche Gianni Infantino.
"Sicuri che sia lui? Che ci fa lì?", si domandano in tanti. Ma è tutt'altro che una boutade. La sua presenza a Sharm el-Sheikh non è passata inosservata - anche per l'insistente rilancio sui social dello stesso presidente della Fifa - ma soprattutto perché non è mancato chi l'ha ritenuta quantomeno "sorprendente". Talmente inusuale che per una volta New York Times ed Al Jazeera hanno condiviso lo stesso titolo: "Cosa ci faceva Gianni Infantino al vertice sull'accordo di pace di Gaza?".
Stessa domanda per il più prestigioso quotidiano statunitense e la tv qatariota che ha l'ambizione di rappresentare il mondo arabo; e risposta scontata per entrambi: gli stretti rapporti con Trump. Il presidente Usa nei giorni scorsi ha affermato che le partite del Mondiale 2026 negli Stati Uniti potrebbero essere spostate se ci fosse un "problema di sicurezza", puntando il dito contro le città amministrate dai democratici. Proprio oggi la Fifa è apparsa servire un assist al tycoon: "Speriamo che tutte le 16 città ospitanti siano pronte - ha detto un portavoce -. La sicurezza e la sicurezza sono ovviamente responsabilità dei governi che decidono nell'interesse della pubblica sicurezza".
Nel dinamismo diplomatico del numero 1 della Fifa ci sono valutazioni economiche e geo-politiche che vanno oltre il calcio: i forti investimenti negli States e i rapporti con il mondo arabo. Infantino - che dal 2021 ha residenza in Qatar - ha portato i Mondiali per la prima volta in un Paese arabo (proprio il Qatar) nel 2022; supporta quelli negli Usa del 2026 e ha spinto per l'assegnazione controversa di quelli del 2036 all'Arabia Saudita, unica candidatura. La Aramco, compagnia petrolifera saudita, ha siglato un accordo con la Fifa per Mondiale 2026 e coppa del mondo femminile 2027.
Negli States si è tenuto quest'estate il primo Mondiale per club, i cui diritti tv sono stati pagati un miliardo da Dazn: il 10% della società è di proprietà dell'Arabia Saudita. Sull'asse Usa-Infantino-Arabia non è andato giù a Carlos Queiroz, ct dell'Oman, che gli spareggi asiatici del Mondiale si giochino in Qatar e Arabia Saudita, con le due nazionali avvantaggiate da sei giorni di riposo contro i tre per Indonesia, Iraq, Oman e Emirati Arabi Uniti. Il dinamismo diplomatico di Infantino ha sostenuto la diffusione mondiale del calcio (a discapito dell'Europa, sottolineano i media britannici); per i critici nasconde una eccessiva attenzione ad aspetti economici e commerciali.
E allora si torna a Sharm. Il Nyt sottolinea, non senza stupore, che il numero uno del calcio mondiale è stato l'unico "che non è né capo di governo né membro della famiglia reale araba" ad aver partecipato al summit di Sharm. Infantino ha detto che è stato invitato da Trump di cui è amico. Uno dei primi incontri ufficiali risale al 2018 quando la Fifa assegnò i Mondiali 2026 a Usa, Messico e Canada. Infantino andò alla Casa Bianca regalando a "The Donald" un cartellino giallo e uno rosso.
Nel 2020 il presidente Fifa - che Trump ha ribattezzato "il re del calcio" - ha partecipato ad una cena al Forum di Davos dove elogiò Trump e ha rimediato un invito alla cerimonia per gli Accordi di Abramo. La scorsa estate, la Fifa ha aperto un ufficio alla Trump Tower in occasione del Mondiale per club: alcuni funzionari hanno espresso "preoccupazione" per questi rapporti.
Nel corso dello torneo estivo, ha destato polemiche la visita alla Casa Bianca dei giocatori della Juventus accompagnati da Infantino; mentre il presidente Usa dava il via libera ai bombardamenti in Iran. La settimana scorsa Infantino ha applaudito Trump per la tregua a Gaza, "sponsorizzandolo" al Nobel per la pace. Il Nyt ricorda che il rapporto con Trump è alla base del no di Infantino alla richiesta di sanzioni ad Israele per aver permesso a squadre della Cisgiordania occupata di partecipare al campionato nazionale.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA