La cena nel 2050, previsioni cibo per il futuro in 10 tendenze

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In uno scenario turbolento immaginare il futuro non è semplice. Nel 2050 le nazioni dovranno aver raggiunto l’obiettivo delle emissioni nette zero e si stima che la popolazione mondiale supererà i 10 miliardi di persone, si può ritenere dunque che il sistema alimentare globale sarà sotto pressione , costringendo le aziende a ripensare radicalmente la catena alimentare. Ridurre lo spreco alimentare diventa più che mai una priorità concreta: solo in Italia ogni anno, lo spreco domestico genera circa 7,8 milioni di tonnellate di CO₂, pari a circa il 2 % delle emissioni nazionali. Tradotto a livello individuale, si calcola che ciascun italiano getti via circa 30 kg di cibo, corrispondenti a 130,5 kg di CO₂, un valore paragonabile alle emissioni generate da un’automobile che percorre 1.100 km.

Per quanto possano sembrare di fantascienza, la ricerca scientifica sta già sperimentando soluzioni alimentari tra coltivazioni rivoluzionarie e preparazioni avveniristiche che potrebbero diventare realtà nei prossimi anni, mentre i popoli indigeni lottano per la sopravvivenza orientandosi su agricoltura senza pesticidi nè Ogm, coltivando con la permeacultura che è un modo per sostenersi in modo sostenibile e resiliente lavorando culture autoctone, con ritmi naturali, privilegiando semi antichi  un sistema di progettazione sostenibile che mira a creare ambienti resilienti e produttivi (molti di questi progetti resilienti hanno avuto il plauso del Lush Spring Prize a maggio 2025).
Morgaine Gaye, futurologa alimentare, e Joseph Poore, climatologo dell’Università di Oxford, hanno collaborato con HelloFresh, per prevedere cosa mangeremo nel 2050.

Tra 25 anni, le modalità di produzione, acquisto e preparazione dei pasti saranno soggette a trasformazioni considerevoli. In base alle proiezioni degli esperti si affermeranno dieci tendenze principali.

1. Pasti “comunitari”: il cibo continuerà a rivestire un ruolo centrale per i suoi aspetti emotivi e relazionali. Verrà riconosciuto un valore speciale agli alimenti prodotti direttamente dall’uomo (#madebyhumans), favorendo un incremento di pasti condivisi all'interno di quartieri e comunità residenziali. Le persone si riuniranno per gustare i prodotti provenienti dalle coltivazioni collettive, mentre le ricette di famiglia verranno tramandate attraverso database multigenerazionali. Grazie agli ologrammi, sarà persino possibile vivere esperienze culinarie virtuali con persone care lontane.

2. La fine della spesa settimanale: l’intelligenza artificiale e i servizi di box ricette a domicilio diventeranno la norma, permettendo di ricevere a casa tutti gli ingredienti necessari, nelle quantità precise per ciascuna ricetta. Questo sistema non solo semplificherà la vita quotidiana, ma contribuirà in modo significativo alla riduzione dello spreco alimentare.

3. Abiti che coltivano cibo: entro il 2050, l’abbigliamento potrà diventare una fonte di autosufficienza alimentare. Grazie ai progressi nella scienza dei materiali, si diffonderanno capi in grado di coltivare cibo in mobilità, ideali per uno stile di vita nomade. Per esempio, un piumino riveste più funzioni e in cui ogni tasca conterrà un sistema per produrre e conservare erbe aromatiche, micro-ortaggi o fonti di proteine vegetali.

4. L’ascesa dell’agricoltura urbana: la produzione alimentare sarà sempre più integrata nel paesaggio urbano. Orti condivisi, coltivazioni verticali e gruppi di acquisto solidale trasformeranno quartieri e città in spazi produttivi. Le catene di approvvigionamento diventeranno sempre più locali, mentre regioni e nazioni lavoreranno per raggiungere una concreta autosufficienza alimentare.

5. Il cibo che assorbe gas serra, anziché emetterli: nel 2050, verranno consumati cibi capaci non solo di nutrire, ma anche di aiutare il pianeta. Diventeranno comuni alimenti in grado di assorbire gas serra dall’atmosfera: grazie all’agricoltura oceanica e all’acquacoltura sostenibile, mitili, ostriche e vongole diventeranno protagonisti delle diete: questi molluschi, infatti, immagazzinano CO₂ nei gusci, rendendoli una risorsa alimentare altamente sostenibile.

6. Stop allo spreco alimentare grazie all’AI: entro il 2050, l’intelligenza artificiale pianificherà i pasti sulla base degli ingredienti disponibili sul mercato, riducendo gli sprechi a zero. Anche frutta e verdura “imperfette” verranno valorizzate, mentre gli scarti saranno trasformati in nuove pietanze tramite stampanti 3D.

7. Coltivazioni in evoluzione per il clima: il cambiamento climatico trasformerà le colture regionali e alcuni frutti tropicali, come il mango e la papaya, popoleranno il Mediterraneo; nei paesi nordici si coltiveranno invece quinoa, soia e uva. La dieta si adatterà alle nuove condizioni ambientali. Anche il Regno Unito vedrà crescere coltivazioni di grano duro, agrumi e avocado, mentre in Scandinavia si affermeranno colture come il sorgo e i kiwi.

8. Riscoperta dei raccolti “antichi”: nel 2050 si tornerà alle origini con piante autoctone e resistenti come il dente di leone o il sorrel. Oltre a tutelare la biodiversità, queste colture dimenticate, spesso capaci di prosperare in terreni poveri e con condizioni climatiche difficili, arricchiranno il microbioma umano e renderanno l’agricoltura più resiliente ai cambiamenti ambientali.

9. I raccolti “di nicchia” diventano comuni: colture tradizionali africane e andine come il teff, il fonio e i fagioli marama entreranno nella quotidianità europea. Ricchi di nutrienti, naturalmente privi di glutine e adatti a climi imprevedibili, saranno sempre più presenti in piatti globali come insalate, porridge e zuppe. Ingredienti come il kiwicha e il kañihua – parenti della quinoa – troveranno spazio nelle colazioni, nei prodotti da forno e nei dessert.

10. Il cibo come medicina preventiva: con dati sanitari in tempo reale, l’alimentazione sarà sempre più personalizzata. Gli assistenti AI ottimizzeranno porzioni ed ingredienti per migliorare benessere e prevenire malattie. Le ricette saranno su misura, affrontando specifiche condizioni e predisposizioni genetiche, rendendo l’alimentazione una forma di medicina preventiva integrata.

“È probabile che la nostra alimentazione nel 2050 presenti sostanziali differenze rispetto a quella attuale, sebbene non necessariamente secondo le aspettative comuni. L’impatto dei cambiamenti climatici richiederà la diffusione di colture maggiormente resistenti alla siccità e alle alte temperature, molte delle quali erano già utilizzate dalle civiltà del passato. Sarà inoltre necessario adottare un regime alimentare con un minor apporto di prodotti di origine animale, al fine di contenere il riscaldamento globale. Questa transizione avrà benefici rilevanti sia per la salute umana sia per la sostenibilità ambientale” ha dichiarato  il dottor Joseph Poore, climatologo presso l’Università di Oxford.

“Nel prossimo futuro si assisterà a significative trasformazioni nelle abitudini quotidiane e nei modelli alimentari” ha affermato la dottoressa Morgaine Gaye, futurologa del cibo. “L’intelligenza artificiale assumerà un ruolo centrale nella gestione delle attività domestiche e logistiche, consentendo alle persone di dedicarsi maggiormente alle dimensioni relazionali e valoriali della propria vita. Nonostante le innovazioni che interesseranno il modo in cui ci nutriamo, il momento della preparazione e della condivisione del pasto continuerà a rappresentare un’importante occasione di connessione con i propri sensi, con la sfera affettiva e con l’ambiente naturale. L’esperienza di un pasto preparato in casa e condiviso con i propri cari rimarrà insostituibile, anche in un contesto altamente tecnologico”.

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