La freccia di Cortina ama andare forte. Terminata la carriera sugli sci ha corso in Formula 3000 e nel turismo anche con le motard. Senza dimenticare l'incidente del quale è stato protagonista sulla Milano-Torino
Emanuele Bigi
14 settembre - 13:14 - VENEZIA
La velocità è il segno di Kristian Ghedina. Che sia sugli sci, al volante di un'auto, su una moto o su un motoscafo, l'ampezzano ama andare forte. E non si è risparmiato neanche alla Mostra del Cinema di Venezia dove ha partecipato per presentare il documentario Kristian Ghedina - Storie di sci di Paolo Galassi, in cui si parla anche di Olimpiadi invernali, dal 1956 a Milano-Cortina. Smessa la carriera di discesista si è messo alla prova in diversi campionati come la Formula 3000 Master, il Superturismo, la Porsche GT Cup. Ma Kristian non dimentica anche lo spaventoso incidente del quale è stato protagonista nell'aprile del 1991 sull'autostrada Milano-Torino.
Come è nata la passione per i motori?
"Ho avuto la passione per la velocità sin da bambino, i motori erano la mia passione più grande, ma a Cortina ero tagliato un po’ fuori (sorride, ndr). Poi papà era preoccupato: la moto non me l’ha mai comprata e nemmeno la macchina. Quando ho smesso di gareggiare sulla neve ho iniziato a guidare in pista. Mi dovevo sfogare".

Che tipo di auto hai guidato?
“Appena tolti gli sci ho partecipato al Campionato di Formula 3000 Master con le vecchie auto di F1. È stata l’esperienza più bella della mia carriera. Ho fatto cinque gare piazzandomi al nono posto su 20-25 equipaggi. È stato il miglior risultato che abbia ottenuto. Nello stesso anno ho gareggiato nel campionato italiano di Superturismo con una Bmw 2000 e sostenuto due gare alla Porsche Supercup. Poi per cinque anni ho guidato una Bmw M3 nel campionato International Superstars. Lì me le dovevo vedere con ex piloti di Formula 1 come Morbidelli, Larini, Giovanardi e Martini. Sono riuscito a salire sul podio per otto volte. Al Mugello è stata la vittoria più bella".
E c’è stato anche un periodo in cui hai pilotato le due ruote.
"Sì, prima delle auto. Mentre ero in nazionale, mi hanno chiesto di partecipare al Campionato Italiano di Supermotard. Ho fatto più incidenti in questi tre anni sulle moto che sulle piste da sci. Due anni fa invece mi hanno invitato a correre con i motoscafi proprio qui a Venezia, e ho colto la palla al balzo. Per due anni ho partecipato al Campionato Mondiale ed Europeo di Offshore. Non me ne faccio mancare una. Dove c’è la velocità ci sono (ride, ndr)".
Ti mancano i jet.
"In realtà nel 1995 ho avuto il piacere di salire su una Freccia Tricolore. Ho guidato in linea con un pilota. È stato pazzesco. È incredibile quanto la cloche sia sensibile".
Invece Kristian Ghedina che cosa guida nella quotidianità?
"Si può pensare: chissà quale macchina possa avere. Invece avendo avuto la fortuna di provare ogni genere di auto, con la famiglia, due figli di due anni e mezzo e cinque, mi accontento di un Volkswagen California. Era un mio sogno da sempre. Però non vado piano, non ho la guida da camperista (sorride, ndr). Non c’è nessuno che mi sorpassa nemmeno col pulmino".
Hai un’auto dei sogni?
"La mia soddisfazione più grande è aver guidato una Formula 3000. È stata l’esperienza che porterò nel cuore per tutta la vita. Avrei voluto fare un test per la F1, ma oggi c’è troppa tecnologia a bordo e ti devi allenare con i videogame".
Un’ultima curiosità. Qual è stata la tua prima auto?
"Ho fatto pratica di guida con la Ritmo di mia madre e con la Volvo 240 Diesel di mio padre. Era un chiodo. Ma si impara di più con le auto lente che con quelle veloci. Sono riuscito a convincere mio padre a comprarmi, con i miei soldi, una Passat Variant G60. Non voleva che comprassi macchine troppo piccole e leggere come la Uno Turbo, la Golf Gti o la Peugeot 205. La Passat è durata un anno e mezzo: l’ho distrutta nell’incidente del 1991. A 200 km/h sulla Milano-Torino scoppiò una gomma. Entrai in coma. È stato il periodo più brutto della mia vita, ma ne sono uscito alla grande".