Intolleranza e odio online, in Italia un quadro allarmante

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Da anni c'è un osservatorio italiano sui diritti che monitora e anche geolocalizza i discorsi d'odio online . Non sono mai buone notizie, anzi di anno in anno si registrano incrementi e il quadro che emerge dell'hate speech on line nel nostro paese è decisamente allarmante. E' la Mappa dell'intolleranza di Vox. La numero 8 .

I risultati? L’odio online si espande e si polarizza. Sale in modo preoccupante l'antisemitismo mentre le donne i confermano per l'ottavo anno di fila la categoria più colpita. Il discorso d'odio si fa più intenso, liberandosi per quel che riguarda le donne di stereotipi del passato ma mostra nuove correlazioni. Si odiano di più le donne, di stereotipi del passato ma mostra nuove correlazioni. E le donne si odiano di più se sono straniere o ebree e proprio sull'antisemitismo si registra un forte cambiamento semantico: è l'ebreo in quanto 'sionista' a essere preso di mira.

La ricerca - realizzata da Vox Diritti (Silvia Brena, co-fondatrice di Vox - Osservatorio italiano sui Diritti e Ceo di Network Comunicazione. Marilisa D’Amico, professoressa Ordinaria di Diritto Costituzionale Università degli Studi di Milano, cofondatrice di Vox. Cristina Accardi, Nannerel Fiano, Valentina Geminiani, Cecilia Siccardi)  in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano (Dipartimento di Diritto pubblico Italiano e sovranazionale e Dipartimento di Informatica Giovanni Degli Antoni), il centro di ricerca Human Hall, l'Università di Bari Aldo Moro (e con il supporto dell’agenzia The Fool) - nel periodo di rilevazione (1 gennaio 2024 - 30 novembre 2024) sulla piattaforma X ha analizzato 1.980.712 tweet totali, di cui 1.126.278 ossia il 57% negativi.
Tra i risultati più significativi, avanza l’odio contro le donne: sul totale delle persone colpite da hate speech, le donne sono la metà. Irrompe l’odio antisemita, che passa dal 6,59% di due anni fa al 27% attuale. E avanzano anche xenofobia e islamofobia, a ricordarci che la società in cui viviamo è attraversata da forti pulsioni di rigetto del cosiddetto “straniero”, portatore di storia, cultura, usanze diverse dalle nostre e considerate perciò minacciose.
Una delle connotazioni dell’odio online rilevate dalla Mappa n.8 è in effetti una forte concentrazione sul rigetto dello straniero percepito come diverso a tutti gli effetti.

I principali risultati emersi:
• Misoginia
Muta, si fa più intenso, ma le donne restano la categoria più odiata, con un balzo di quasi sette punti dal 2022 ad oggi (da 43,21% al 50%). Da evidenziare come lo hate speech prenda di mira soprattutto il corpo delle donne, segnando quindi un’inversione rispetto all’ultima rilevazione, quando a essere maggiormente colpita era la professionalità femminile. Tra i tweet misogini identificati e geolocalizzati, si evidenzia che il 20,81% è prodotto dalle donne stesse (contro il 30,15% degli uomini.
Per quel che riguarda la misoginia, il ruolo degli stereotipi sul totale dello hate speech è marginale. Quasi a suggerire che certi assetti culturali profondi, per quel che riguarda la formazione di odio (vedi cultura storica del patriarcato) stiano cambiando e forse si stiano affievolendo: i “classici” stereotipi sull’inferiorità della donna
nella società sono meno presenti nel linguaggio social, più concentrato su insulti connessi al corpo e al look delle donne, nonché su forme di odio misogino “puro”. Un odio misogino, che si configurerebbe dunque maggiormente in quanto dinamica di potere che si esercita sull’altro: per annullarlo, sottometterlo, anche distruggerlo, come purtroppo la correlazione tuttora evidente tra picchi di odio online e femminicidi parrebbe dimostrare.
• Antisemitismo
Cresce e si moltiplica l’antisemitismo (passando dal 6,59% di due anni fa al 27% attuale), effetto e coda lunga del post 7 ottobre e del conflitto tra israele e Hamas. Importante sottolineare che l’odio qui si è spostato dal classico antisemitismo al cosiddetto antisionismo. La categoria oggi più odiata non è l’ebreo in quanto tale, ma in quanto sionista, percepito cioè come aggressore, invasore, genocida. Gli stereotipi negativi contro gli ebrei superano gli stessi discorsi d’odio e, sommati allo hate speech “puro” (insulti, offese, etc), rappresentano l’80, 93% del totale dei contenuti postati sugli ebrei.
• Abilismo
L'analisi mostra che ben il 79,86% dei contenuti sui temi legati all'abilismo, ossia lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone disabili , contiene odio ed è venato di stereotipi correlati con lo hate speech, un dato particolarmente inquietante. Siamo tuttora, in presenza di una vera distorsione lessicale: l’uso del linguaggio offensivo contro le persone con disabilità si è andato via via allargando, ampliando sia il suo utilizzo originario sia il suo significato, più ampio e meno specifico.
• Le città più colpite dall’odio sono Milano e Roma.
In particolare Milano, per quel che riguardala misoginia, la xenofobia e l’abilismo. Roma, per quel che riguarda antisemitismo e omotransfobia

La Mappa di quest’anno presenta più analisi e approcci di ricerca, consentendo quindi di ottenere una visione più ampia del fenomeno, necessaria al fine di ottenere una vera radiografia in grado di fornire non solo spunti per ulteriori ricerche, ma anche materiale per ripensare e riorientare i processi di prevenzione del discorso d’odio. La ricerca si è avvalsa anche dell'aiuto dei Large Language Models (LLM), che è una tecnologia di Intelligenza Artificiale (come quella alla base di ChatGpt) che elabora e riconosce  una grande mole di dati ed è in grado di 'interpretarli',  per approfondire l'incidenza degli stereotipi negativi nella formazione e diffusione dell'hate speech, confermando come il potenziale di viralizzazione dei discorsi discriminatori sia strettamente collegato alla presenza d ipregiudizi radicati nel tessuto sociale.
L'analisi ha inoltre evidenziato picchi significativi di hate speech in concomitanza con eventi specifici:
contro le donne durante l'approvazione della Direttiva europea sulla violenza di genere e in correlazione con i femminicidi;
contro gli ebrei in seguito a manifestazioni proPal e alla pubblicazione del Rapporto dell'Anti Defamation League;
verso i migranti durante la Giornata contro la discriminazione razziale;
nei confronti dei musulmani dopo la morte di Ramy Elgaml a Milano;
contro persone con disabilità e persone omosessuali rispettivamente in seguito a episodi di intolleranza e durante le celebrazioni del Pride,
confermando la stretta correlazione tra eventi di cronaca e amplificazione dell'odio online.

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