Il tecnico romeno ripartirà dal 3-5-2 con l'obiettivo di affinare la proposta offensiva e valorizzare i giovani
Solo in Italia ha incontrato la mascella serrata da sergente di Fabio Capello, il genio un po’ rococò dello Spalletti romano, l’eleganza del primo Mancini e, soprattutto, la leadership smisurata di José Mourinho. Prima ancora, ad Amsterdam, Cristian Chivu era stato forgiato nel fuoco sacro dell’Ajax, la scuola migliore che ci sia per chiunque decida di fare il mestiere di calciatore. Cristian Chivu ha mescolato felicemente le esperienze nelle sue tante vite: ha recepito gli insegnamenti di vari maestri, ma ha cercato comunque uno stile personale in questi primi fuochi da allenatore. E, alla prima vera occasione concessagli fuori dal nido nerazzurro, ha scelto la strada della praticità: dopo aver compiuto l’intero cursus honorum nerazzurro, ha aiutato il Parma a salvarsi badando soprattutto al sodo, ovvero a non prenderle. Serviva una filosofia diversa rispetto a certi eccessi di Pecchia, così Chivu ha lucidato soprattutto sulla fase difensiva per chiudere la porta di Suzuki in qualche modo. Certi indicatori hanno confermato come la missione sia stata raggiunta assieme alla salvezza: un po’ alla volta, sono calati i tocchi concessi agli avversari in area, la pericolosità media dei tiri subiti, mentre restava invariata l’ intensità del pressing. In queste sue 13 partite di A, le vittorie sono state appena 3, con 7 pareggi e 3 sconfitte (14 gol segnati e 13 subiti): se la rimonta riuscita in un tempo con l’Inter è costata mezzo scudetto ai nerazzurri, lo 0-0 strappato al Napoli alla penultima avrebbe potuto restituirlo comodamente a Simone Inzaghi. In ogni caso, nonostante abbia vissuto gli anni della Primavera interista fedele soprattutto alla difesa a quattro, a Parma ha sempre preferito usare tre centraloni per coprirsi dagli spifferi: quello di mezzo, il baby prodigio Giovanni Leoni, interessa parecchio anche la nuova squadra che lo attende.
E Pio...
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Lo schema usato in Emilia ricalca quello impresso nella pietra di Appiano da Inzaghi e prima ancora da Conte: impossibile non partire ancora dal 3-5-2, Cristian ha già deciso la via della continuità anche perché conosce la rosa per averla spesso osservata dal vivo negli allenamenti di Simone. L’uso degli esterni, invece, potrebbe variare rispetto al recente passato: quelli parmigiani, Valeri e Del Prato, avevano consegne soprattutto difensive, con Dimarco e Dumfries è tutt’altra vita. Finora ha praticato più fisicità e atletismo che tecnica, più pressione e riconquista palla che costruzione dal basso: la sfida, semmai, è affinare la proposta offensiva come necessita una squadra arrivata a giocarsi la Champions. Il tutto, continuando a valorizzare i giovani, cosa che gli è sempre riuscita benone: prima dell’esplosione di Leoni al Tardini, alla Primavera nerazzurra Chivu ha lanciato Casadei e Fabbian. Negli Stati Uniti avrà con sé pure Pio Esposito, atteso dagli interisti quasi quanto un nuovo acquisto: è stato il tecnico romeno a lanciarlo sotto età, da capitano e senza paura.