Gestori, duttili, con il pragmatismo di chi sa lavorare nell’emergenza: oggi sono i due principali candidati, ma Claudio è molto legato al progetto Gasperini
Si fa presto a dire: cambiamo allenatore. Come no. Ci sono sicure responsabilità tecnico-tattiche e gestionali di Spalletti che, forse, non è entrato nel ruolo di ct come ha fatto in quello di allenatore. Ma c’è anche una Nazionale che si sta rivelando più modesta di quanto si pensasse. E un serbatoio impoverito da anni di calcio “all’italiana”: non nel senso di catenaccio, ma di atteggiamento remissivo, propensione difensiva, attenzione soltanto al risultato, insegnamento della tattica e non della tecnica individuale. Chiunque dovesse arrivare — in caso di cambio di ct — dovrebbe lavorare in emergenza per salvare il salvabile, leggi Mondiale. Al futuro, purtroppo, si penserà dopo. Quali volti ha il presente? Al momento, sembra una questione a due: Claudio Ranieri e Stefano Pioli. Al fixing di oggi, più Pioli di Ranieri.
dualismo obbligato
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Si tratta di due allenatori pragmatici, di buon senso. Ancelottiani nel senso più bello della parola. Il rovescio della medaglia, lo sanno tutti, è che oggi si rimpiange la fuga velocissima del prototipo, Ancelotti, in Brasile. Se fosse stato in attesa post-Real, Carletto avrebbe ricevuto l’invito federale a tenersi pronto, nel caso. Con Ancelotti sarebbero stati in lizza almeno Allegri e Gasperini, altri neoassunti. Come dire: Ranieri e Pioli non sono la primissima scelta. Ma sono due persone per bene con uno spiccato senso del dovere (e della missione).

ranieri
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Sor Claudio è uno dei segreti meglio nascosti del calcio italiano. Sottovalutato finché, un giorno, ha vinto la Premier con un Leicester che forse non vale le leggendarie Verona e Samp negli Anni 80 e 90, come nomi sicuramente. Lì si sono accorti tutti che Ranieri ha visione panoramica dei problemi, esperienza e pazienza per risolverli, ma anche piglio da duro, e da leader, sotto un’immagine rassicurante. La definizione inglese di “riparatore” non è mai stata così attuale: il miracolo con la Roma lo rende di diritto candidato. Roma che non vuole privarsi del tecnico-dirigente con il quale cominciare il ciclo Gasperini. Come sarebbe in caso la Nazionale? Se ricominciasse dalla Roma, si potrebbe immaginare un 3-5-2, chissà se virato in 3-4-2-1: Donnarumma; Coppola (Mancini), Bastoni (Buongiorno), Calafiori; Cambiaso, Frattesi, Barella, Tonali, Dimarco; Raspadori, Kean (Retegui). Non lontana da quella di Spalletti, ma forse è questione di “elettricità” nei rapporti.
pioli
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Altro gestore creativo, non a caso al centro di tutti i discorsi di mercato recenti, dalla Juve all’Atalanta alla Roma. Pioli lascerebbe l’Al Nassr senza rimpianti, da capire però i problemi contrattuali. Ha inoltre il vincolo di dover restare in Arabia per ragioni fiscali fino al 10 luglio. Con i tifosi non è scoppiato il feeling, in squadra è mancato il supporto di Benzema. Pioli ha un grande merito: ha reinventato il Milan, senza smettere di cercare soluzioni diverse e sorprendenti. Lo scudetto, oltre i demeriti dell’Inter, è suo. Il Milan era giochista e faceva tutto con leggerezza, quello di cui avrebbe bisogno oggi l’Italia. Ripartenze veloci, Theo mezzala, Kessie arretrato: non ci si annoiava. In un teorico 4-2-3-1 di partenza avrebbe, però, un bel problema: gli esterni alti. Scomparsi Zaniolo e Chiesa, c’è poco. Un’Italia da Pioli? Donnarumma; Cambiaso, Buongiorno (Coppola), Bastoni, Calafiori; Barella, Tonali; Politano, Raspadori, Zaccagni; Kean (Retegui).
altri
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Ranieri non è detto possa lasciare la Roma e il progetto Gasp, anzi... Pioli non è sicuro possa liquidare le questioni arabe, ma è comunque più facile. Di chi altri si potrebbe parlare? Circola il nome di Mancini, ma il suo addio sbagliato complica tutto. Oppure il fronte Mondiali: De Rossi, Cannavaro, Gattuso. Ma al momento l’urgenza sarebbe un “guaritore” e non un “progettista” del futuro. Così siamo messi.
