Nel giorno dello sciopero degli operai dell'ex Ilva di Genova che domani potrebbe estendersi a Taranto, la sorte della storica acciaieria del sud agita la campagna elettorale in Puglia. A quattro giorni dal voto Antonio Decaro e Luigi Lobuono si fronteggiano sul tema in un confronto tv. E i due candidati, noti per il fair play e il piglio pacato, si scaldano pure sull'emergenza idrica che rischia - nel presagio fosco di Decaro - di lasciare la regione a secco da gennaio. I toni si rilassano, poi, quando il candidato del centrodestra lancia un paio di idee altisonanti.
Lobuono è pronto a giocarsi il jolly di Letizia Moratti come suo braccio destro alla sanità, dice a sorpresa ("Se ha risolto i problemi della sanità lombarda, perché non qui?"). E azzarda il sogno di poter essere "il governatore della Florida d'Europa" grazie al clima mite della Puglia per 10 mesi l'anno che potrebbe attirare turisti o residenti dal nord Europa. Decaro accenna un sorriso ma lo smonta così: "Qui oggi siamo in camicia, è vero, ma non è del tutto positivo. Può esserlo per il turismo, ma non per l'agricoltura". Dialettica sui contenuti tra due contendenti che giocano partite diversissime fra loro, ma che in comune avranno lo sprint finale in solitaria. Per entrambi la fine dell'avventura delle Regionali, venerdì, sarà senza leader accanto. Per Lobuono i big (compresa la premier Giorgia Meloni) sono scesi a Bari quasi 15 giorni prima del voto. L'altro ha accolto in casa Elly Schlein domenica scorsa mentre ieri ha condiviso il palco con Nichi Vendola, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Avs (con un dietrofront anche plastico rispetto al veto imposto a Vendola ad agosto e poi rimangiato). Dopodichè, venerdì sarà in piazza da solo nel cuore di Bari. Lui e i baresi che l'hanno convinto a candidarsi.
Ma a poche ore dalla rottura del tavolo sull'ex Ilva con i metalmeccanici contrari al piano del governo per la dismissione del siderurgico, i due candidati raccontano visioni opposte. Per l'uomo su cui ha scommesso il "campo largo", la grana è tutta del governo. "Se l'acciaio è strategico per il nostro paese, il governo deve fare la sua parte", è l'assioma. Come? "Attraverso l'acquisizione delle quote" che non significa "esproprio proletario" - chiarisce l'ex sindaco di Bari. E poi assicura: "Non farò polemica se toccherà a me guidare la regione e dal giorno dopo parlerò con il ministro e la presidente del Consiglio per cercare una soluzione". Per Lobuono la nazionalizzazione dell'impianto non è via praticabile: "per costituzione non si può fare, non sarebbe possibile per uno stabilimento che ha concorrenti in Italia". Ribadisce, invece, che "il governo sta investendo e cercando player nazionali e internazionali da far subentrare". Quindi alza le braccia: "Quando intervengono anche magistratura, sindacati e governo diventa complesso chiudere il cerchio".
Sull'acqua la distanza si allarga. Il candidato del centrodestra vola alto. Rispolvera il vecchio progetto dell'acquedotto dall'Albania ossia una condotta sottomarina per dirottare in Puglia le eccedenze d'acqua del paese dirimpettaio, oltre ai dissalatori e ai rubinetti a tempo negli uffici pubblici. Decaro lo ascolta incassando fastidio e poi cedendo, spazientito: "Facevo l'ingegnere nella vita, evito polemiche ma non mi va di passare per uno scemo". Sull'Albania l'eurodeputato Dem ribatte che "ci vorranno 10 anni, è un progetto che faremo studiare". Mentre sul resto demanda al cambiamento climatico: "E' aumentata la temperatura ovunque ed è così che si sono svuotati gli invasi, non è che qualcuno è andato a bucarli. E comunque l'emergenza idrica è oggi - si impunta - Noi a gennaio non avremo l'acqua nel rubinetto. Io provo a dare risposte per oggi".
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