Il baseball nella vita e nella poetica di Rob Reiner

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La prima puntata di Happy Days è andato in onda il 15 gennaio 1974. Richie Cunningham sta cercando di uscire con Mary Lou. E ragguaglia sui progressi auspicati a Ralph e Potsie in un batting cage, facendo allenamento di battuta.
La prima puntata di Happy Days l’ha scritta è stata scritta – in collaborazione – da Rob Reiner.

Vi ha fatto venire in mente qualcosa?
Harry che si confida con Jess tra un tock e l’altro, in un batting cage, in Harry Ti Presento Sally.

Due indizi, una storia: il baseball era nella vita e nella poetica di Ron Reiner.

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Che in effetti è stato uno dei quattro protagonisti (Monte Miller) di Million Dollar Infield, una serie basate sulle vicende di quattro amici di Long Island che giocano in una squadra amatoriale di softball. Ragion per cui in Italia temo non sia mai stata doppiata né messa in onda. Nonostante Arcibaldo (All in the Family) fosse già stato un successo anche qui.

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A proposito: Archie e il genero
Mike Stivic (Rob Reiner, appunto) avrebbero nel baseball uno dei pochi, forse il solo punto di contatto, in comune e di potenziale alleanza, perché sono tutti e due tifosi dei Mets. Ma spesso litigano anche su di loro, perché hanno visioni e opinioni diverse. Non solo sul gioco.

Archie: “IL baseball è cambiato, soprattutto dal 1947…”
silenzio e faccia perplessa di Mike
E poi “… perché dal 1947”
Archie: “Da quando Jackie Robinson è arrivato in MLB…Ha cambiato la composizione, gli equilibri, l’aspetto, il colore, del Gioco”

Mike si incazza
“Ma come? Credi che i neri, razza inferiore, non dovrebbero avere la possibilità con i migliori in MLB…?”

E Archie: “Lasciami finire. Sto dicendo che si sapeva: quelli corrono più forte, saltano di più… E poi su di loro non si vedono i lividi. Per via dei loro retaggi nella giungla ci vedono meglio con poca luce, il che è buono nelle partite notturne…”

All in the Family allo stato puro. Di quella serie, di quei dialoghi oggi inaccettabili, Robert Reiner era co-autore. Un genio.

In un’intervista con Alan Schwarz del New York Times, il 17 settembre 2006, Reiner ha paragonato il ruolo di allenatore di baseball a quello di un regista. “Devi sapere, in base alla loro personalità, chi spingere e chi evitare”, ha detto Reiner. “Per gli allenatori, è la stessa cosa. Si tratta di gestire le personalità in modo da ottenere il meglio dai propri giocatori”.

Cresciuto a New York, nel Bronx, Reiner era tifosissimo dei Giants. E lo è rimasto anche dopo il loro trasferimento in California. Perché amava Willie Mays. Ha tifato Giants, dunque San Francisco, anche dopo che si era trasferito a Los Angeles. Fino all’11 maggio del 1972, il giorno in cui i Giants hanno ceduto Mays ai Mets. Da quel giorno Ron Reiner è diventato tifoso dei Dodgers.

In un video del Boston Herald racconta di avere portato suo figlio Jake in ogniuno dei 30 e oltre (con quelli nuovi) stadi in cui gioca la MLB.

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E infatti qui è con Stephen King a Fenway Park, a una partita dei Boston Red Sox. Stephen King di cui ha adattato Stand By Me e Misery Non Deve Morire

Di avere effettuato un mucchio di primi lanci per mote squadre. E che una volta, a Philadelphia, ha colpito Phanatic che stazionava poco lontano dal piatto.

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