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Il 14 luglio 2003, nella discesa verso Gap, Lance per evitare Beloki a terra sfiora la caduta sull'asfalto fuso e sceglie una scorciatoia tra i campi. Una scelta che cambia il suo Tour, una scelta che solo un campione poteva fare
Alessandra Giardini
12 luglio - 12:47 - MILANO
Lance Armstrong disse che una paura così non l’aveva mai avuta. Ma quello fu più tardi, dopo il traguardo. La mattina, alla partenza, c’erano le bandiere, il rosso e bianco e blu dappertutto, come tutti i 14 luglio. La festa era esagerata da una circostanza particolare: quello del 2003 era il Tour del centenario. Il rosso bianco e blu si mescolava al giallo della corsa e ai pois rossi su fondo bianco che ogni mese di luglio punteggiano le salite di Francia. Quella mattina i corridori francesi avevano decorato le loro biciclette con piccole coccarde tricolori. E in cuor suo ognuno di loro - dopo le prime otto tappe erano trentanove - sperava di avere almeno una chance di vincere la tappa nel giorno della Bastiglia. Christophe Moreau, che quell’anno aveva già vinto tre corse, aveva attaccato al reggisella tre parole che rappresentavano l’essenza del suo paese: liberté, égalité, fraternité. Il 14 luglio si sentivano tutti più rivoluzionari, anche quelli che avrebbero fatto gruppetto al primo accenno di salita. Soltanto Armstrong, in maglia gialla, parlava da conservatore. "Oggi bisogna stare attenti, è una tappa piena di trappole".