Hawkins, leggenda a New York e fantasma a Bologna: non lo presero, ma guai a dirlo a sua moglie

5 ore fa 4

nba noir

Contenuto premium

La storia da film della leggenda dei playground: il razzismo, le schiacciate a 11 anni, la radiazione dalla Nba per un giro di partite truccate, i Globetrotters. Poi la chiamata della Fortitudo, dove lo tagliarono ma lui rimase. E alla consorte al telefono...

Massimo Oriani

Giornalista

17 giugno - 14:53 - MILANO

"Qui tutto bene amore, abbiamo vinto ancora. Ho segnato 31 punti, non è stata una partita come le altre, era il derby. Ora ti saluto, devo andare a cena con la squadra". Le telefonate di Connie Hawkins alla moglie negli Usa andavano più o meno così. C'era solo un piccolo problema: Connie non giocava con la Fortitudo, e nemmeno con altre squadre italiane. S'inventava tutto. Certo, viveva a Bologna, ma non aveva contratti, si limitava a divertirsi (eufemismo) sotto le Due Torri. Era la stagione 1977-78, si era ben lontani dall'invenzione di internet, la povera signora Hawkins non aveva i mezzi per controllare i tabellini e scoprire quindi la magagna.

Abbonati, puoi disdire quando vuoi.

Leggi l’intero articolo