Gotta: ecco perché sta tornando la "Malattia dei Re" e perché può essere pericolosa

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La dottoressa Santalena spiega perché una malattia molto diffusa nel Medioevo e nel Rinascimento può essere ancora rischiosa

Francesco Palma

29 giugno - 12:34 - MILANO

Un tempo era la “Malattia dei Re”, diffusa soprattutto durante il Medioevo e il Rinascimento. Eppure, nel 2025 è ancora necessario parlare di gotta, perché sta tornando a diffondersi, soprattutto negli Stati Uniti, ma anche in Italia, come spiega la dottoressa Gabriella Santalena, specialista in reumatologia presso l’UO di riabilitazione ortopedica dell’Istituto Clinico San Siro di Milano: “Effettivamente parlare di gotta nel 2025 può sembrare un po' strano, in realtà questa patologia negli ultimi anni è ritornata – tra virgolette – di moda. Un tempo era la malattia dei ricchi e dei nobili, i quali potevano permettersi alimenti come carne e bevande alcoliche, e si concedevano un po' di vizi a tavola, mentre la povera gente, purtroppo, mangiava poco o niente e aveva un'alimentazione molto basica, priva di carni e alimenti che potessero potenzialmente esporre al rischio di una malattia di questo tipo.

La dottoressa Gabriella Santalena

Perché la gotta è ancora diffusa

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Il ritorno della gotta, come spiega la dottoressa, è legato soprattutto al cambiamento delle abitudini alimentari: "Il notevole cambiamento dello stile di vita, soprattutto sul versante alimentare, unito alla sedentarietà, hanno portato sempre più persone ad essere in sovrappeso, quindi a rischio di iperuricemia e di gotta, ritornata in auge con una diffusione in Italia che si aggira attorno all'1-2%, a fronte ben di un 20% della popolazione che presenta iperulicemia, vale a dire un aumento dell'acido urico che può rappresentare l'anticamera della gotta. Negli Stati Uniti, dove le abitudini a tavola sono ancora più disordinate, rispetto al nostro paese, le percentuali salgono addirittura del 4%. L’insorgenza della gotta si verifica generalmente quando c'è un aumento di acido urico nel sangue, superiore ai 6,8-7 mg su decilitro. Poiché l’urato è poco solubile, ad elevati livelli circolanti può precipitare a livello dell’articolazione colpita, provocando il classico attacco artritico acuto. L’alluce risulta tra le sedi più colpite anche se altre articolazioni, come caviglia e gomiti, possono essere coinvolte, presentando un dolore molto intenso, arrossamento e calore. Spesso la cute sovrastante è anch’essa rossa, tesa, lucida e molto dolente anche solo allo sfioramento” spiega la dottoressa.

Quali sono Le cause della gotta

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Come spiega la dottoressa Santalena, sostanzialmente le cause della gotta possono essere tre:

  • l’assunzione di cibi ricchi di purine: “Sono composti organici che vengono metabolizzati in acido urico, contenuti in alcuni alimenti tra cui ovviamente la carne rossa, gli affettati, gli insaccati, i mitili - quindi cozze, vongole, crostacei - e soprattutto nelle sostanze alcoliche; 
  • ridotta escrezione di acido urico a livello renale: “Può capitare che il paziente abbia un’alimentazione corretta, ma possa avere una ridotta escrezione a livello del rene di acido urico per patologie concomitanti renali ad esempio, che riducono la velocità di eliminazione dell’urato, come anche per l’assunzione di alcuni farmaci tra cui i diuretici”;
  • eccessiva produzione di acido urico: “Un esempio ne sono alcune malattie del sangue o dermatologiche come la psoriasi, in cui si verifica un aumentato ricambio di cellule con conseguente aumento dei livelli di acido urico”.
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I sintomi della gotta e come si fa la diagnosi

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“Quando i livelli di acido urico aumentano, il paziente va incontro a un attacco acuto-gottoso che si manifesta in genere di notte, a volte dopo un pasto copioso, accompagnato dall'assunzione di alcolici o superalcolici, con localizzazione più spesso monoarticolare e, occasionalmente, poliarticolare. Le sedi colpite si presentano calde, dolenti e arrossate, talvolta con febbricola di accompagnamento” prosegue la dottoressa: ”Solitamente la diagnosi clinica di attacco acuto di gotta all’arrivo del paziente in ambulatorio è abbastanza semplice, soprattutto se presenta sintomi tipici ed iperuricemia agli esami del sangue. Quando poi vengono colpite grosse articolazioni, come il ginocchio, può essere di ulteriore ausilio per eventuali diagnosi differenziali anche l’esame del liquido sinoviale, che rileva i classici cristalli aghiformi di urato monosodico. La radiografia non è uno strumento utile nelle fasi iniziali, ma può diventarlo in un secondo momento; se la malattia si cronicizza o non viene trattata tempestivamente, i raggi possono mostrare infatti la presenza di manifestazioni erosive a livello osseo con conseguente danno articolare. Per un approfondimento diagnostico, può essere utile anche l’ecografia. Tra le complicazioni più importanti, dovute quasi sempre a una diagnosi o a una cura tardiva della gotta, ci sono i tofi, noduli biancastri o giallastri, provocati dall'accumulo di cristalli di acido urico a livello periarticolare e sottocutaneo. Talvolta questi noduli possono persino ulcerarsi, con un conseguente rischio di sovrainfezioni. Da una - tra virgolette - banale artrite gottosa si rischia quindi di sviluppare un'artrite settica. Altra complicanza si può verificare a livello renale, in caso di insorgenza di calcolosi uratica o aumento dei parametri di funzionalità del rene, come azotemia e creatinina

Asian woman hand suffering from joint pain with gout in finger

Come si cura la gotta

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La dottoressa Santalena conclude spiegando come si cura la gotta: “Il trattamento della gotta si divide in due fasi: la gestione dell’attacco acuto e la terapia cronica di mantenimento. Durante la fase acuta l’obiettivo principale è alleviare rapidamente dolore, gonfiore e infiammazione articolare. I farmaci di prima scelta sono gli antinfiammatori non steroidei (FANS), come diclofenac, nimesulide e soprattutto indometacina, ritenuta particolarmente efficace. Spesso si associa anche la colchicina, un farmaco specifico che limita l’infiammazione causata dai cristalli di acido urico, anche se può causare disturbi gastrointestinali. Nei casi resistenti o quando i FANS sono controindicati si può ricorrere ai cortisonici, somministrati per via orale o tramite infiltrazioni intra-articolari nelle articolazioni più grandi. Un utile supporto locale è l'applicazione di ghiaccio. Per prevenire le recidive e trattare l’iperuricemia cronica si usano farmaci che riducono i livelli di acido urico nel sangue. I principali sono l’allopurinolo e il febuxostat, entrambi inibitori della xantina-ossidasi, l’enzima responsabile della produzione di acido urico. In casi selezionati si impiegano anche uricosurici. La terapia cronica va sempre accompagnata da modifiche dello stile di vita, in particolare con una dieta controllata e la riduzione di alcol e cibi ricchi di purine”.

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