Good connections, come coltivare relazioni autentiche in ufficio

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L’importanza di vivere buone relazioni umane si riflette in ogni ambito della nostra vita, in quello privato e lavorativo. Relazioni sane, ambienti inclusivi e il confronto con persone affidabili e collaborative contribuiscono al benessere psicofisico di ogni individuo, favorendo migliori risultati e maggiore produttività in qualsiasi contesto. Alla base di ogni rapporto positivo, sia esso familiare, amicale, sociale o professionale, c’è una parola fondamentale: il rispetto reciproco. Questa consapevolezza è tuttavia recente e sperimentata da tutti ma il tema è antico. L’Harvard Study of Adult Development, uno dei più autorevoli istituti di ricerca nel campo, monitora la vita degli individui già dal 1938. Su questo fronte le costanti ricerche dimostrano che le persone con relazioni strette e stabili tendono a sperimentare livelli di stress più bassi, hanno una migliore salute fisica e mentale e possono avere una speranza di vita più lunga. E il primo dei settori sui quali si sono applicate queste teorie è proprio quello del mondo del lavoro e del business.

Le ricerche, infatti, come dimostrato anche sull’Harvard Business Review, evidenziano che i capi e manager che danno priorità alle relazioni con i propri dipendenti e guidano con maggiore positività e gentilezza ottengono risultati migliori, promuovendo un maggiore benessere per i collaboratori. Quindi è fondamentale coltivare relazioni positive anche per “promuovere la felicità” sul posto di lavoro e in ogni altro luogo di socialità.

Le relazioni sono strumenti di produttività e anche leve di benessere. È nella relazione che si attiva la fiducia, che si costruisce il futuro, che si riconosce la bellezza dell’essere umano. Le buone relazioni permettono di sviluppare nuove idee, di creare business, di ridurre le possibilità di ammalarsi, di migliorare il nostro stato psicofisico, di costruire legami sociali per un ben vivere.

C'è persino una fiera delle relazioni,  RelazionExpo (relazionexpo.com), la cui seconda edizione è dal 23 al 26 ottobre a Verona con cinque tavoli tematici (abitare, cibo, lifestyle, innovazione e sostenibilità) intorno ai quali aziende, accademici ed esperti discuteranno e stimoleranno il mondo dell’imprenditoria per una “nuova era delle relazioni” in dialogo con il pubblico in un contesto che unisce economia, arte e bellezza. La Fondazione Relazionésimo ETS lancia inoltre la proposta di istituire lo #HumanRelationshipDay, una giornata da celebrare ogni 17 settembre.
“È dalla relazione che nasce l’orizzonte del possibile” suggerisce lo psicologo Ugo Morelli, componente del comitato scientifico della Fondazione. L’intento di questa giornata è quello di sensibilizzare sull’impatto positivo delle “good connections” contribuendo concretamente al benessere e alla qualità della vita di tutti. “Abbiamo bisogno di tornare a guardarci negli occhi, di riconoscerci come esseri umani complessi fatti di un corpo, una mente e uno spirito, restituendo dignità alla nostra interezza. Dobbiamo smettere di vivere a compartimenti stagni e iniziare a relazionarci con noi stessi e con gli altri in modo autentico, profondo e generativo. Da questa consapevolezza nasce ogni vera trasformazione: le relazioni non sono un accessorio della vita, sono il suo fondamento. Con #HumanRelationshipDay celebriamo ciò che ci rende vivi, ciò che ci cura, ciò che ci permette di costruire un futuro che abbia senso", spiegano Ombretta Zulian e Ketty Panni fondatrici di Relazionésimo.

Come evidenziato anche dal Work Institute, le aziende che mantengono buone relazioni con i dipendenti hanno più possibilità di trattenere i talenti, mitigando efficacemente gli elevati costi di reclutamento e inserimento di nuovi dipendenti. Quando i dipendenti si sentono apprezzati e rispettati è più probabile che si sentano maggiormente coinvolti, il che si traduce in un aumento della produttività e dell’innovazione. Questo produce anche un ambiente di lavoro più positivo e stimolante aumentando le possibilità di risultati e performance decisamente migliori.

Le basi scientifiche indicano che il sistema immunitario migliora con la socialità

Secondo una nuova ricerca, le interazioni con amici, colleghi, conoscenti e familiari possono aiutarci a rimanere in salute perché rafforzano il nostro sistema immunitario e riducono il rischio di malattie cardiache, diabete di tipo 2 e ictus. La “scoperta” arriva direttamente dai ricercatori del Regno Unito e della Cina che sono giunti a questa conclusione dopo aver studiato le proteine presenti in campioni di sangue prelevati da oltre 42mila adulti reclutati dalla UK Biobank. I loro risultati sono pubblicati oggi sulla prestigiosa rivista specializzata del settore Nature Human Behaviour. Le relazioni sociali, infatti, svolgono un ruolo importantissimo per il generale benessere umano. Le evidenze raccolte dimostrano sempre più che sia l’isolamento sociale che la solitudine sono collegati a una salute più cagionevole con tutte le conseguenze ad essa correlate.

Un team guidato da scienziati dell’Università di Cambridge, Regno Unito, e dell’Università Fudan, Cina, ha esaminato i “proteomi” – l’insieme di proteine – nei campioni di sangue prelevati su una platea di oltre 42mila persone di età compresa tra 40 e 69 anni che hanno partecipato alla procedura di reclutamento di UK Biobank. Ciò ha permesso agli scienziati di osservare i livelli di proteine presenti nei campioni associando la presenza e la concentrazione di proteine nelle persone socialmente isolate o sole, e come queste proteine (presenti in maniera più o meno elevata) fossero collegate a una salute più precaria. Il team ha calcolato i punteggi di isolamento sociale e solitudine per gli individui. L’isolamento sociale è una misura oggettiva basata, ad esempio, sulla frequenza con cui un individuo ha contatti sociali con altre persone, sulla sedentarietà, sul fatto che una persona viva da sola oppure sulla partecipazione ad attività sociali. La solitudine, invece, è una misura soggettiva basata sulla percezione che un individuo si senta solo o meno. Analizzando i proteomi e adeguandoli a fattori come età, sesso e situazione socioeconomica, il team ha trovato 175 proteine associate all’isolamento sociale e 26 proteine associate alla solitudine (sebbene vi fosse una sostanziale sovrapposizione, con circa l’85% delle proteine associate alla solitudine condivise con l’isolamento sociale). Molte di queste proteine vengono prodotte in risposta a infiammazioni, infezioni virali e come parte delle nostre risposte immunitarie, oltre ad essere state collegate a malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, ictus e morte precoce.

I 12 suggerimenti per coltivare relazioni autentiche nella vita privata e professionale

Ecco infine i 12 suggerimenti di Fondazione Relazionésimo ETS per coltivare relazioni autentiche nella vita privata e professionale per vivere in relazione con sé, con gli altri e con il mondo:

1. Ascoltare profondamente

Non solo le parole, ma i silenzi. Non solo gli altri, ma anche sé stessi. L’ascolto è il primo gesto d’amore.

2. Accogliere la fragilità

Non come debolezza, ma come porta d’accesso alla verità. È lì che nasce la forza autentica.

3. Coltivare la presenza

Essere dove si è. Con il corpo, con la mente, con lo spirito. Senza fuggire, senza distrarsi.

4. Riconoscere il valore dell’altro

Ogni incontro è un’occasione per vedere l’unicità dell’altro e specchiarsi nella sua umanità.

5. Agire con gentilezza

Non come gesto formale, ma come scelta radicale. La gentilezza trasforma gli ambienti, le relazioni, i destini.

6. Onorare il tempo

Non correre. Non rincorrere. Ma abitare il tempo con rispetto, con ritmo, con senso.

7. Prendersi cura del corpo

Non per estetica, ma per gratitudine. Il corpo è il tempio che ci permette di vivere, amare, creare.

8. Nutrire la mente

Con pensieri puliti, con domande vere, con conoscenza che non divide ma unisce.

9. Coltivare lo spirito

Non come dogma, ma come spazio sacro. Dove si abita il mistero, il senso, la connessione profonda.

10. Vivere il lavoro come espressione di sè

Non solo come mestiere, ma come espressione di sé. Dove ciò che si fa è in armonia con ciò che si è.

11. Generare bellezza

In ogni gesto, in ogni parola, in ogni relazione. La bellezza è il linguaggio dell’anima.

12. Camminare insieme

Perché nessuno si salva da solo. E la vera evoluzione è collettiva, relazionale, condivisa.

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