(di Michele Cassano)
Uno sciopero in difesa dei diritti e
degli stipendi, per non avere giornalisti ricattabili. È il
senso della giornata di protesta indetta per domani dalla
Federazione della Stampa, messo in luce nel presidio organizzato
a piazza Santi Apostoli a Roma, dove sono intervenuti
rappresentanti sindacali a tutti i livelli e esponenti degli
organismi di categoria. La mobilitazione è stata decisa per
sollecitare il rinnovo del contratto di lavoro scaduto nel 2016.
Il sindacato rivendica il riconoscimento anche economico del
ruolo che il giornalismo riveste nell'ordinamento democratico e
per questo domani sarà in piazza nelle principali città
italiane.
"È da venti anni che i giornalisti non protestano - ha
sottolineato la segretaria della Fnsi, Alessandra Costante -.
Vogliamo il mantenimento dei diritti che gli editori vogliono
toglierci e la difesa degli stipendi che hanno perso il 20% del
potere d'acquisto a causa dell'inflazione". "Scioperiamo per
tutta la categoria, tenendo insieme i dipendenti e i
collaboratori - ha proseguito -. Siamo di fronte a grandi sfide
tecnologiche. Non voler regolamentare l'intelligenza artificiale
nel contratto significa volerla usare per i sostituire i
giornalisti".
"È una trattativa unitaria - ha detto ancora -. Vogliamo
tutti che non ci siano giornalisti ricattabili, ma che possano
esercitare il loro controllo democratico". "Domani ci saranno
tante piazze di protesta. L'adesione è alta, ma alcuni giornali
tenteranno di uscire - ha sottolineato Costante, citando ad
esempio il caso della Gazzetta dello Sport -. La Federazione ha
già detto che sarà accanto ai colleghi per garantire il loro
diritto allo sciopero". La segretaria ha quindi spiegato che
"alcuni risultati sono già stati raggiunti", come la
convocazione da parte del Dipartimento per l'Editoria del tavolo
sull'equo compenso "dal quale gli editori scappavano".
"Ringrazio anche i vaticanisti - ha proseguito - che sono in
viaggio con il Papa e che gli hanno presentato una lettera
esponendo le ragioni della protesta. Il Papa ha annuito e
ritenuto gravi i motivi dello sciopero".
In piazza anche il presidente dell'Ordine dei Giornalisti,
Carlo Bartoli. "C'è una parola che unisce tutti i giornalisti,
dipendenti e collaboratori ed è la parola dignità. Se non si
restituisce dignità siamo perduti - ha detto -. Ci sono segnali
da questa piazza e da tante redazioni che ci dicono che i
colleghi sono pronti a riprendersi i diritti. Ci sono editori
che tengono giocatori che costano 20 milioni in panchina,
editori che tentano la scalata a Generali, editori che
posseggono cliniche finanziate dallo Stato. Eppure, nonostante i
finanziamenti pubblici, non si trovano soldi per un rinnovo
contrattuale". "I giornalisti Rai sono qui in piazza - ha
sottolineato il segretario Usigrai, Daniele Macheda -. Il
contratto si difende per difendere i salari e i diritti".
Secondo il segretario di Stampa Romana, Stefano Ferrante, "è
uno sciopero non politico perché non cerca sponde politiche, ma
è molto politico perché vuole difendere il ruolo
dell'informazione, messo in discussione dal modo in cui gli
editori ci trattano. Non vogliono darci soldi: i metalmeccanici
hanno ottenuto 205 euro nel rinnovo, a noi vogliono darcene
meno. Ci considerano quasi dei nemici, dei costi da tagliare e a
farne le spese è l'opinione pubblica e la democrazia".
Il segretario aggiunto della Fnsi, Claudio Silvestri, ha
parlato della situazione dei giornalisti sotto scorta nelle
regioni del Sud. "In certe zone l'informazione è affidata solo a
giornalisti coraggiosi - ha detto -. Diversi sono sotto scorta e
nessuno di loro è dipendente. Questo sciopero serve anche a
difendere il diritto all'informazione nel meridione, perché la
verità è che si sono due Italie". Ai giornalisti anche il
sostegno dei poligrafici. "La vostra battaglia è la nostra
battaglia - ha sottolineato Giulia Guida della Slc Cgil -,
perché gli editori hanno scelto una strada che non è quella
della tutela dei lavoratori".
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