A Las Vegas il 37enne di Omaha scrive la storia: è l’unico pugile campione del mondo “undisputed” in 3 categorie di peso diverse: superleggeri, welter e supermedi
Ivan Malfatto
14 settembre - 08:45 - MILANO
Terence “Bud” Crawford diventa l’unico pugile campione del mondo “undisputed” in 3 categorie di peso diverse: superleggeri, welter e supermedi. Eguaglia Claressa Shield che lo è fra le donne.
il verdetto
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Sul ring dell’Allegiant Stadium di Las Vegas domina ai punti Saul “Canelo” Alvarez e conquista le 4 cinture Wba, Wbc, Wbo, Ibf più quella storica di The Ring magazine, consegnatagli da Turki Alalshik organizzatore della riunione per la Ryiadh Season. Sui tre cartellini dei giudici il punteggio è 116-110, 115-113, 115-113 a suoi favore, ma il margine è stato più netto. A 37 anni l’americano che viene dai quartieri poveri di Omaha, Nebraska, città scritta sui pantaloncini, conserva l’imbattibilità in 42 incontri e diventa re indiscusso della categoria a 168 libbre (76,205 kg), dove sale per la prima volta. Dopo questa straordinaria performance può contendere al peso massimo Oleksandr Usyk la palma di miglior pugile “pound for pound” fra tutte le categorie. Ad Alvarez, orgoglio del Messico, la soddisfazione (venale) di una borsa da oltre 100 milioni di dollari, dieci volte più alta di quella del rivale. Ma la terza sconfitta in carriera (record 62-3-2), a 35 anni, è il segnale che il viale del tramonto, forse, è iniziato.

la chiave
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Davanti al pubblico record per Las Vegas di 70.842 spettatori, fra cui Mike Tyson, Charlize Theron, Magic Johnson, Jason Statham, Tomas Hears, Charlie Sheen e altre star, in diretta su Netflix, il match dell’anno organizzato si è rivelato una lezione di scienza pugilistica del mancino Crawford. Ha portato l’incontro dove voleva. Sulla lunga distanza. Dove col martellamento del jab destro, la mobilità di gambe, le schivate e i colpi d’anticipo ha impedito a Canelo di accorciare, chiuderlo alle corde e impostare il tradizionale forcing. Il tecnico, insomma, ha battuto il demolitore. L’intelligenza pugilistica supportata da una grande preparazione atletica (la salita di 10 chili di peso rispetto ai welter non ha portato conseguenze, anzi alla fine il più stanco era Alvarez) ha battuto la forza.

il match
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Prima ripresa di studio, nelle altre due parte il canovaccio voluto da Crawford. Nella quarta Alvarez inizia il pressing, ma non ferma le gambe del rivale, comunque due buoni diretti nel finale gli valgono il round. Dalla quinta all’ottava riprende il martellamento di Bud con i jab. Il conteggio è 41 pugni al volto a 18. Un diretto sinistro è uno dei colpi migliori del match. Canelo ha già un gonfiore sotto l’occhio sinistro. Alla nona ripresa potrebbe esserci la svolta. Carwford accetta per la prima volta gli scambi a corta distanza e una testata gli apre una ferita sopra l’occhio destro. L’arbitro gli dà il tempo di riprendersi. Alla fine è sempre lui a mettere più colpi a segno (83-40), usando anche il montante per entrare nella guardia. il decimo round forse se l’aggiudica Canelo, che ora può vincere solo per ko. L’undicesimo è il round più bello. Si vede tutta la frustrazione di Canelo nel subire ganci e montanti, anche quando il combattimento è a corta distanza. L’ultimo Crawford gestisce. Una schivata a 20” dal termine è il manifesto della sua condizione atletica e del suo match.
il pianto
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Alla lettura dei cartellini, generosi con Canelo, sul nostro c’erano almeno 8 punti di differenza, Crawford cade in ginocchio in lacrime, dopo che l’arbitro gli ha alzato il braccio. Si scioglie in un atteggiamento di grande umanità dopo essere stato una macchina perfetta per 12 round. Un atteggiamento che lo rende ancora più grande.