Farmaci: Italia da record ma servono scelte veloci e coraggiose su governance e innovazione

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Farmaci e vaccini sono al primo posto in Italia per surplus con l’estero, con oltre 21 miliardi di attivo nel 2024, mentre i nuovi record di produzione (56 miliardi) ed export (54 miliardi) confermano il ruolo leader dell’industria farmaceutica italiana nella Ue, insieme a Germania e Francia. Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, guarda già oltre: “L’industria farmaceutica Made in Italy con i numeri che ha, le eccellenze su cui può contare - dalle risorse umane, alla partnership con il pubblico, che conta su un Ssn che è un unicum a livello globale - ha l’ambizione di essere la più competitiva al mondo”. Nel corso dell’Assemblea di Roma Cattani ha ribadito che “possiamo davvero farcela, se si interviene attraverso alcune riforme del contesto normativo per valorizzare gli investimenti in ricerca e produzione, con una nuova governance che aumenti le risorse per la farmaceutica e riduca da subito gli insostenibili payback, per poi superarli dal 2027, con un adeguamento della spesa sanitaria ai reali fabbisogni di salute dei cittadini”. Per Farmindustria serve anche “un accesso ai farmaci più rapido e omogeneo sul territorio, con l’aumento degli investimenti in prevenzione come proposto dal ministro della Salute e con misure che permettano l’uso del dato clinico per necessità di Ricerca, nel rispetto della privacy”. Tutto questo, per Cattani, ha bisogno “di scelte politiche coraggiose e veloci”.

Dazi: una sconfitta dall’impatto di circa 2,5 miliardi di euro

D’altra parte lo scenario mondiale è in rapida evoluzione. In 20 anni sono aumentati gli scenari di guerra, cresciuti da 30 a 60. Il trend demografico in Occidente è quello di una società che sta invecchiando, con una domanda sempre maggiore di assistenza sanitaria. Esistono difficoltà di approvvigionamenti nelle filiere e crescono i costi per la loro sostenibilità (+30% rispetto al 2021). “La Cina - ha ricordato Cattani - ormai contribuisce per il 20% al Pil mondiale, 20 anni fa ne costituiva il 5%, mentre l’Ue è al 18%, 20 anni fa era al 25%”. In questo scenario, con un crescente sviluppo tecnologico, “serve un cambio di rotta evidente e rapido. Le regole di 20 anni fa non possono essere adatte a un mondo radicalmente diverso e in continua evoluzione”. E poi c’è l’incognita dazi: “Il nostro obiettivo arrivare allo zero a zero oppure a un’esclusione della farmaceutica dai dazi, proprio per il valore che rappresentano farmaci e vaccini in termini di possibilità di cura. Se si dovesse alla fine chiudere al 10% sarebbe una sconfitta dall’impatto di circa 2,5 miliardi di euro”.

Tajani: al lavoro per soluzione condivisa con gli Stati Uniti

Il ministero degli Affari esteri è al lavoro per trovare un’intesa che non penalizzi l’Europa. “Una guerra dei dazi non conviene a nessuno - ha detto il responsabile della Farnesina, Antonio Tajani -. Per la farmaceutica deve esserci una garanzia globale, questo settore strategico non deve essere penalizzato rispetto ad altri”. Il ministro si attende un braccio di ferro “ma noi ci impegneremo per una trattativa per favorire la nascita di un grande mercato dell’Occidente a dazi zero dove sia possibile sviluppare innovazione, formazione e benessere per i cittadini”. In questa direzione “siamo al lavoro con il commissario Maros Sefcovic per trovare una soluzione condivisa con gli Stati Uniti”.

Meloni: avanti con le riforme e gli investimenti

Un impegno, quello di sostenere l’industria farmaceutica, “fondamentale per garantire cure sicure, efficaci, innovative a tutti i cittadini” è stato assicurato anche dalla premier, Giorgia Meloni. “Siamo determinati a portare avanti quel lavoro di riforma e semplificazione delle procedure regolatorie di accessibilità dei farmaci e di valorizzazione degli investimenti in ricerca e sviluppo - ha detto in un videomessaggio - che abbiamo avviato in questi anni e stanno dando i risultati”. Per Meloni il governo “continuerà ad essere al fianco di questo comparto essenziale per l’Italia, perché sostenere la farmaceutica vuol dire investire nel futuro, nella salute, nell’occupazione di qualità, nella capacità dell’Italia e dell’Europa di guidare l’innovazione”.

Schillaci: un tavolo per ridisegnare la governance farmaceutica

Le prossime mosse del governo sono state anticipate dal ministro della Salute, Orazio Schillaci: l’apertura di un tavolo per ridisegnare la governance del settore farmaceutico e un accelerazione dei colloqui con il ministero dell’Economia per superare l’annosa questione del payback. “Dobbiamo riconoscere con grande onestà - ha detto - che la governance del settore farmaceutico italiano necessita di un tagliando di revisione: siamo consapevoli che vi sono criticità che attendono risposte da diversi anni”, a partire dal payback istituito venti anni fa “e che oggi merita di essere rivisto”. “Con questo Governo - ha aggiunto Schillaci - c’è già stato un cambio di passo verso il settore farmaceutico con il quale abbiamo intrapreso un dialogo costruttivo, leale e mai ideologico perché ne riconosciamo il valore sociale e strategico per il benessere di salute e per lo sviluppo socio-economico della popolazione italiana”. Il ministro ha ricordato “la riforma dell’Aifa con la riduzione del 46% delle tempistiche dei procedimenti di prezzo e rimborsabilità”.

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