Il decreto sicurezza finirà presto davanti alla Corte costituzionale, prima ancora di essere convertito in legge, e non per un giudizio sui contenuti, criticati nei giorni scorsi da alcuni presidenti emeriti della Corte e altri 250 giuristi. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha infatti annunciato di voler sollevare davanti alla Corte un conflitto di attribuzione tra il governo e i parlamentari, le cui prerogative verrebbero lese da questo provvedimento di urgenza del governo.
L'iniziativa, illustrata da Magi a Montecitorio, parte dal fatto che i contenuti del decreto sicurezza sono "un copia e incolla" del disegno di legge sicurezza all'esame del Senato, dopo l'approvazione lo scorso ottobre da parte della Camera. "Il governo ha sottratto il disegno di legge sicurezza all'esame del Senato che lo stava esaminando", ha detto Magi, che ha sottolineato anche come la rubrica del ddl e quella del decreto siano identiche, con la sola aggiunta dell'aggettivo "urgente".
Ma l'urgenza e la necessità, sottolinea il ricorso, non è spiegata, come hanno sostenuto anche i 250 costituzionalisti nell'appello, che ha ora raggiunto oltre 4 mila adesioni; appello supportato da lunedì scorso da un digiuno a staffetta promosso da alcune associazioni (A Buon Diritto, Acli, Antigone, Arci, Cgil, Cnca, Forum Droghe, L'Altro Diritto, La Società della Ragione, Ristretti Orizzonti, Forum Disuguaglianze e diversità) che si protrarrà fino al 30 maggio, giorno di una manifestazione nazionale.
Magi ha ricordato come il ministro dell'Interno Piantedosi abbia motivato il ricorso al decreto per "le lungaggini del Parlamento. Il problema - ha commentato Magi - è dunque il Parlamento", il cui potere per eccellenza, quello legislativo, viene "sottratto dal governo". Il ricorso chiede dunque che la Corte annulli la delibera del Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto facendolo decadere, ridando quindi la parola al Senato che riprenderebbe l'esame del ddl.
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