Nella sua autobiografia, pubblicata
oggi in Italia, Björn Borg, leggenda del tennis e vincitore di
11 titoli del Grande Slam, ha raccontato senza filtri né censure
il suo difficile dopo-carriera, tra smarrimento, abuso di alcol
e farmaci, fino a un ricovero per overdose a Milano nel 1989.
Scritta con la moglie Patricia, "Heartbeats: A Memoir" dedica
l'ultimo capitolo al tumore alla prostata che gli è stato
diagnosticato qualche tempo fa. Operato nel 2024, oggi lo
svedese è in remissione, ma confessa che la diagnosi è stata
"psicologicamente difficile": "Ogni sei mesi faccio i controlli,
è una cosa con cui devo convivere".
Ex numero uno del mondo, Borg ha segnato un'epoca con cinque
Wimbledon consecutivi e sei Roland Garros, fino al ritiro shock
a soli 25 anni. Indimenticabile la finale di Wimbledon 1980
contro John McEnroe, simbolo della storica rivalità "Fuoco e
Ghiaccio". decisamente più complicati gli anni seguiti alla
decisione di appendere la racchetta al chiodo. "Ho rischiato di
morire molte volte», ha raccontato lo svedese, «ma oggi ho
sistemato la mia vita e sono felice di me stesso".
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