Ha giocato solo 172’, ma con l’infortunio di Politano avrà più spazio. A destra o a sinistra, l’ala ha l’occasione di dimostrare che i 30 milioni per lui sono stati spesi bene
E così, in quei 172 minuti tutti d’un fiato (?), non potevano che restarci intenzioni: uno scatto, un allungo, qualche bagliore, però neanche mettendoci pure tutta la buona volontà di questa terra sarebbe stato complicato. Ma la vita è adesso, a pensarci bene, in questo limbo di terra che gli si può spalancare a Torino: a destra o a sinistra, che cosa volete che importi? In una giornata che (finalmente) sembra possa saper di David Neres, che tra le ombre di Kvaratskhelia (del passato) e quelle di Politano (del presente) se ne va zigzagando nel Napoli cercando la felicità nascosta.
che colpo
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Trenta milioni uno sull’altro, nell’agosto del 2024, per regalarsi un dribbling in più e pure quel talento che in Brasile, viene quasi da sospettarlo, la natura consegna gratis sin dalla culla: ma il primo Neres, ahilui, s’imbatte in una specie di alieno - Kvara - e solo quando da Parigi cominciano ad arrivare i primi segnali di languido corteggiamento, la fascia diventa prepotentemente sua. 4 gennaio 2025, è una domenica un po’ bislacca, manca (quasi) mezza squadra e Kvaratskhelia ha lasciato dietro di sè una scia di nostalgia che per rimuoverla serve un colpo di classe: Neres parte da destra, dialoga con Lukaku, sfonda quasi centralmente e poi lascia che il suo missile terra-aria consegni al Napoli un pizzico di tranquillità. Diciassette partite per uscire dagli equivoci, per lanciare un altro segnale - dopo il gol al Como, alla sesta - e tranquillizzare quella città ammutolita dall’addio: però il destino, che sa pure essere canaglia, gli lascia soltanto altri cinque partite (e tutte da titolare), poi lo ferma in un angolino ad imprecare al vento.
Si riparte
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Torino-Napoli sembra disegnata ad arte per Neres, che a Conte offre qualsiasi tipo di scelta: volendo, può sistemarlo a destra, al posto di Politano infortunato; o magari può dirottarlo dall’altra parte, dove c’era Kvara, dove serve profondità. E comunque, vada come vada, Neres sta dentro qualsiasi modulo, che si chiami tridente, che sia 4-1-4-1, che sia quel che vi pare. Il Neres che non si è visto ha dovuto fronteggiare qualche colpo basso della sorte, che alla vigilia della partita con il Cagliari - proprio nel riscaldamento - gli ha suggerito di rallentare, anzi di fermarsi: affaticamento muscolare, che può pure essere l’anticamera di qualcosa di più serio, e comunque ti induce a startene a riposo e di costringe a rinunciare ad una possibilità. Però, prima, la sua Napoli è stata altro: il 23 maggio, ad esempio, o la sfilata sul lungomare, quella passeggiata romantica tra la folla che lo ha conquistato ed alla quale vorrebbe restituire qualcosa di suo.
Il candidato
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Stavolta, a star male sono gli altri: manca Politano, che è un faro per Antonio Conte, e la collocazione su quella fascia può essere un’idea: ma ci sta che a Torino succeda altro, che Neres possa essere spostato sull’altro fronte, dove ama ondeggiare con maggior naturalezza, pure per incidere in una zona sinora occupata da McTominay, da destinare altrove. Dicono le statistiche, che a volte fanno venire l’orticaria, d’un rendimento in linea con la sua storia personale ma che che ha picchi notevoli (i 14 e i 12 gol con l’Ajax, i 12 con il Benfica): a Napoli finora ne he fatti complessivamente tre, una rete in Coppa Italia e due in campionato, si è fermato a lanciare bacioni da Firenze in quel gennaio, che pure segnò una svolta: a Torino saranno 287 giorni e 17 partite in cui va in bianco. Se Conte chiama....