Per un giorno, le ruggini sono state nascoste, le distanze ignorate. Come se gli scontri non ci fossero mai stati. A dare l'ultimo saluto a Papa Francesco la politica italiana c'era tutta. Nessuno escluso.
ùD'altronde, in questi giorni, i messaggi di cordoglio sono piovuti che sembrava ancora novembre e non è che dai testi si capisse al volo se arrivavano da sinistra o da destra. Perché, più o meno lecitamente, il lascito del Papa se lo sono accaparrato un po' i conservatori come i progressisti, un po' le maggioranze come i campi larghi, i cattolici ma anche i laici.
E così, ai funerali del Pontefice si sono visti l'uno dopo l'altro ex presidenti del consiglio che non se le sono mai mandate a dire, come Matteo Renzi e Giuseppe Conte, rappresentanti di partiti su fronti opposti, come la segretaria Pd Elly Schlein e il braccio destro di Giorgia Meloni Giovanni Donzelli, leader di forze politiche che faticano a farsi coalizione, come Nicola Fratoianni con Angelo Bonelli di Avs e la presidente di Azione Elena Bonetti.
Le esequie sono state anche l'occasione per assistere a conversazioni inedite, almeno da qualche tempo a questa parte, come quella fra due ex inquilini di Palazzo Chigi, Conte e Mario Draghi, che politicamente hanno più di un conto in sospeso, visto che il M5s è stato decisivo per la caduta del governo dell'ex presidente della Bce.
I conciliaboli e i brevi saluti fra ex qualcosa e chi non rappresenta in prima persona le istituzioni sono stati resi possibili dalle maglie meno strette del cerimoniale. Che hanno invece limitato molto i movimenti delle cariche dello Stato: in prima fila sul sagrato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la figlia Laura, in seconda fila la premier Meloni. Il Parlamento era rappresentato dai presidenti della Camera Lorenzo Fontana e del Senato Ignazio la Russa.
E, sparsi qua e là, da un cospicuo numero di deputati e senatori. Mentre in terza fila c'erano i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Il governo non ha lesinato, con anche il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Alfredo Mantovano e diversi ministri come Giancarlo Giorgetti, Anna Maria Bernini, Adolfo Urso, Giuseppe Valditara, Francesco Lollobrigida, Alessandro Giuli. Abito scuro per tutti: in molti hanno scelto il nero, come anche la premier Meloni. Altri il blu. Dei politici accorsi in Vaticano, non tutti sono apparsi a proprio agio fra i marmi e gli stucchi pontifici.
Sembravano più di casa Pier Ferdinando Casini e Paolo Gentiloni. Aria da ospite per il radicale segretario di Più Europa Riccardo Magi. Gli operatori si sono potuti sbizzarrire. Hanno avuto l'occasione per immortalare scambi di saluti perlomeno inusuali.
L'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, già segretario di Rifondazione comunista, prima è stato fotografato mentre dava un buffetto all'ex leader dei disobbedienti Luca Casarini e poi in una stretta di mano bipartisan con l'ex ministro dell'Economia e ora deputato di FdI Giulio Tremonti.
Una nota, fra i parlamentari di destra, centro e sinistra, ce n'erano anche del gruppo misto: qualcuno ha notato Aboubakar Soumahoro, che da tempo non fa più parte della squadra parlamentare di Avs. Ne è uscito dopo l'indagine su sua suocera e sua moglie.
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