De Rossi torna a casa: dall'esordio a Totti, la vita di quel biondino diventato eroe

Lunedì 29 dicembre 2025 tornerà all’Olimpico, per la prima volta contro la sua Roma. Daniele De Rossi proverà a fare come al solito, accarezzandosi la barba: il cinque ai suoi giocatori nel momento di entrare in campo. Poi salirà le scale, ripenserà a quelle 616 partite con la stessa maglia, 459 di campionato: secondo per presenze della Storia, dietro al mito Totti. Proverà un brivido, intenso e sincero, alzando lo sguardo verso la Curva Sud, che è stata la sua ispirazione e in cui un giorno è tornato: baffi finti e cappellino in testa, per respirare la sua voglia di sentirsi a casa. Alzerà la mano, vedrete, in segno di ringraziamento per tutto ciò che è stato e - chissà - un giorno potrà tornare a essere. Perché oggi la sua panchina è quella del Genoa, a cui sta trasmettendo le sue conoscenze - e non solo la grinta, come vorrebbe la letteratura - di studioso del pallone. Dalla sua famiglia, da suo papà Alberto, allenatore ed educatore, ha imparato che non bisogna mai sentirsi arrivati. E, dicevamo, quel ragazzo che nella Roma ha giocato 18 anni, che è tornato da allenatore per una parentesi troppo breve, sa bene che non bisogna mai smettere di chiedersi - come faceva a Maurizio Costanzo - cosa c’è dietro l’angolo. Una lunghissima storia in dieci flash, ma nel calcio - è evidente - l’11 è il numero perfetto. E allora ci sarà spazio, un giorno, per quella foto che per ora è stampata nella sua mente. Lui, di nuovo allenatore della Roma.

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