Da Tornatore a Verdone, tanti amici per l'ultimo saluto ad Enrico Lucherini

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Il funerale celebrato nella chiesa di San Roberto Bellarmino, in piazza Ungheria, nel quartiere Parioli a Roma. L'uscita della bara sulle note di 'Fai rumore' di Diodato

I ricordi commoventi ma a tratti esilaranti di Giuseppe Tornatore, Carlo Verdone e Giovanni Malagò hanno animato, tra lacrime, applausi e risate il funerale di Enrico Lucherini, il decano dei press agent cinematografici italiani, morto lunedì scorso a 92 anni. Alla cerimonia funebre, nella chiesa di San Roberto Bellarmino, in piazza Ungheria, nel quartiere Parioli a Roma, dove Lucherini ha vissuto fino alla morte, c'erano tantissimi amici e volti noti del mondo del cinema e della promozione cinematografica. Oltre agli inseparabili Gianluca Pignatelli, Irene Ghergo e Benedetta Lucherini, nelle prime file anche l'amministratore delegato di Medusa, Giampaolo Letta, che ha partecipato alla cerimonia provvedendo alle letture sacre, la responsabile produzione cinematografica di Rai Cinema, Samanta Antonnicola, il produttore Riccardo Tozzi, l'avvocato Giorgio Assumma. E ancora: Margherita Buy, Monica Guerritore con l'ex presidente Rai Roberto Zaccaria, la presidente dei David di Donatello, Piera Detassis, il neo presidente di Cinecittà, Antonio Saccone, il direttore del Tg5, Clemente Mimun, Roberto D'Agostino, Marisela Federici, i registi Marco Risi, Vincenzo Salemme e Valerio Ruiz, la presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, Laura Delli Colli, l'agente cinematografica Moira Mazzantini e, naturalmente, alcuni tra i più noti press agent del cinema, da Cristiana Caimmi a Riccardo Tinnirello, a Saverio Ferragina.

"Caro Enrico - ha detto Tornatore prendendo la parola in chiesa - converrai con me che tutto questo non ti si addica. In questo momento ti vedo come un attore fuori ruolo", ha detto il regista premio Oscar ricordando che proprio Lucherini, accompagnandolo nelle sue ospitate promozionali in tv, lo incitava a sorridere gesticolando vistosamente dietro le telecamere. "Hai lavorato tutta la vita non solo perché la gente amasse i film ma perché i film amassero la gente. E quando hai avvertito che il mondo stava tornando verso l’oscurità hai preferito fare un passo di lato…Questa tua ultima 'lucherinata' non ci è piaciuta ma ti vogliamo bene lo stesso", ha detto Tornatore.

"Con Enrico abbiamo perso un po’ di leggerezza e quel sorriso che solo lui sapeva darci - ha sottolineato Verdone prendendo la parola dopo il collega - Non era solo un grande professionista ma anche un grande psicologo. Io devo ringraziarlo perché era tra i pochi nell’ambiente del cinema che sapeva aggregare. Aveva la battuta tagliente ma era una persona profondamente buona, generosa e premurosa. Abbiamo perso un punto di riferimento importante. Io lo ringrazio per i preziosissimi consigli che mi diede a inizio carriera".

Giovanni Malagò, con la voce rotta dall'emozione, ha ricordato alcuni aneddoti divertenti del vulcanico press agent ("nelle sue vacanze nella mia casa di Sabaudia, trasformava la colf in una pr facendosi raccontare tutto quello che accadeva nelle altre ville") per concludere: "Siamo stati amici per 50 anni, penso di essere diventato una persona migliore anche grazie ad Enrico".

Il nipote Fabrizio Lucherini ha poi raccontato, tra le risate commosse dei partecipanti al funerale, come lo zio odiasse le feste comandate in famiglia: "A Natale dopo mezz'ora lamentava mal di pancia, diceva che il pesce non era buono e che la maionese era impazzita per dileguarsi e raggiungere quella che considerava la sua vera famiglia, Gianluca (Pignatelli, ndr.), Irene (Ghergo, ndr.) e Nunzio (Bertolami, ndr.)".

Alla fine della cerimonia, officiata dal parroco di San Bellarmino, don Antonio Magnotta, l'uscita dalla chiesa della bara del press agent, le cui trovate per attirare l'attenzione sui film e sui personaggi che seguiva rimarranno negli annali del cinema italiano, è stata accompagnata dalle note di 'Fai Rumore' di Diodato. Un titolo che non poteva incarnare meglio la vocazione di Enrico Lucherini.

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