Da luglio dazi Ue di 3 euro ai mini-pacchi da Shein e Temu

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Arrivano i dazi per arginare il diluvio di mini-pacchi in ingresso nell'Ue soprattutto con gli ordini su piattaforme cinesi online come Shein e Temu. In attesa della più vasta rivoluzione alle dogane europee dal 2028, i ministri dell'Economia dei 27 hanno concordato all'Ecofin di far scattare dal luglio prossimo un dazio doganale fisso temporaneo di 3 euro sui pacchi sotto i 150 euro di valore, l'attuale franchigia che sarà archiviata del tutto tra due anni quando ci sarà il 'Data Hub' europeo per smistare e gestire le cifre da capogiro dei micro pacchetti.

Per avere un'idea dell'impatto, nel 2024 si stima siano entrati 4,6 miliardi di pacchetti del valore inferiore ai 150 euro nell'Ue: se ciascuno pagasse il dazio transitorio entrerebbero oltre 10 miliardi nel Bilancio Ue (il 75% dei proventi). L'idea di anticipare la riforma il prima possibile era stata sostenuta con forza dall'Italia e dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, per arginare la concorrenza delle piattaforme online cinesi. Il ministro, tra l'altro, al Consiglio Ecofin è invece intervenuto per esprimere prudenza sulla riforma presentata pochi giorni fa dalla Commissione europea, che prevede l'attribuzione all'Autorità europea degli strumenti finanziari (Esma) di compiti di vigilanza diretta sulle principali infrastrutture di mercato a rilevanza sistemica, comprese le società di deposito titoli, e sui fornitori di servizi in cripto-attività.

Per quanto riguarda i mini-pacchi, il prelievo scatterà sui beni venduti dagli operatori extracomunitari registrati al sistema Import One-Stop Shop (Ioss) per riscuotere e versare l'Iva all'Ue: su questo canale passa circa il 93% dei flussi di commercio elettronico in entrata nell'Unione. L'idea è che i 3 euro scattino per ciascun articolo, con qualche tecnicalità nei conteggi: un pacco con più magliette pagherà un solo dazio di 3 euro, mentre un pacco con una maglietta e un paio di scarpe pagherà due dazi per 6 euro. Va fatta chiarezza sul fatto che i 3 euro sui mini-pacchi cinesi decisi all'Ecofin sono dazi: i proventi vanno al Bilancio Ue (il 75%, appunto), mentre il Paese di ingresso che li raccoglie trattiene la parte restante per la gestione (25%).

L'Italia e altri Paesi stanno introducendo con le manovre di bilancio in approvazione delle misure per raccogliere 2 euro per i piccoli pacchi extra Ue che genereranno direttamente entrate al bilancio italiano, motivate come 'costi di gestione'. Da quanto si apprende a Bruxelles saranno poi le implementazioni decise dai singoli Stati a stabilire come i due balzelli potranno coesistere o se i 3 euro Ue alla fine incorporeranno anche i 2 euro previsti dall'emendamento alla manovra italiana. La riforma delle dogane, nell'ambito della quale si creerà anche la nuova agenzia europea Euca - con Roma candidata ad ospitarla assieme ad altre otto città Ue - prevede anche l'introduzione di una 'handling fee', ma l'importo è ancora da fissare.

Quanto all'Esma, secondo Giorgetti è "in qualche modo prematuro" affidarle la vigilanza diretta sui mercati senza un adeguato meccanismo di salvaguardia comune e senza un rafforzamento operativo graduale, pur riconoscendo che la riforma proposta dalla Commissione va nella direzione giusta sul fronte della governance e della convergenza. Una cautela condivisa anche da Belgio e Irlanda, favorevoli all'integrazione dei mercati ma attenti a sussidiarietà, costi e gestione delle crisi. Dichiaratamente contrari a una centralizzazione spinta della supervisione Lussemburgo, Svezia e Paesi Bassi. 

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