“Complimenti per la trasmissione”, ansiolitico per telespettatori disincantati

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20 anni di critica televisiva nei “mostri” di Francesco Specchia

“Complimenti per la trasmissione”, ansiolitico per telespettatori disincantati

30 gennaio 2025 | 18.19

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Un safari avventuroso nel telebestiario italiano, popolato da figure mostruose, con la guida esperta di Francesco Specchia. “Complimenti per la trasmissione” (Baldini+Castoldi) raccoglie oltre vent’anni di lavoro del critico televisivo di “Libero”. “I mostri li intendo in latino, nel senso di prodigi. E li divido tra chi è consapevole del suo essere un mostro; chi di persona non gli daresti una lira ma ha capito il giochino dell’uscire di zucca davanti alla lucina della telecamera; chi è bravo davvero; infine il trash in purezza, l’insulsaggine, la tv del dolore”, spiega all’Adnkronos.

Se gli chiediamo esempi di mostri di comunicazione, troviamo “Alessandro Orsini, Francesca Albanese, Luciana Littizzetto. Su di lei nel libro c’è anche una notizia, nel senso che con mio figlio abbiamo contato tutte le volte che la stella di ‘Che tempo che fa’ ha citato una famosa ditta di divani nei suoi monologhi in Rai, senza che nessuno la tacciasse di pubblicità occulta. Casualmente, la stessa ditta di cui era testimonial molto ben pagata. E questo nonotante il codice etico preveda regole rigidissime quando si parla di marchi, vedi quello che è successo a John Travolta a Sanremo. Per fortuna ora è sul Nove e può fare tutte le promozioni occulte che crede”.

Specchia non è d’accordo con Aldo Grasso nella critica ad Alberto Angela, definito nel libro mostro di bravura: “Ha una passione innata, 'tele padre tele figlio', da bambino essiccava pipistrelli ed eseguiva scavi in giardino, Angela è ormai l’archetipo della divulgazione scientifica”. Un altro che “sapeva tutto, sapeva fare tutto", ma fu abbandonato dalla sua parte politica, la sinistra, fu Tommaso Labranca, "un talento invincibile, autore, traduttore, critico d’arte. La destra gli dava della zecca, poi una parte della destra ha iniziato ad apprezzarlo, e iniziò collaborare con 'Libero'. Nel libro che non è mai riuscito a scrivere ci doveva essere un capitolo sulla società civile, sugli indignati, su coloro che insultano la nazione che li mantiene grazie alle pensioni dei genitori presso cui vivono ancora a 40 anni, su quelli che sono andati a fare la fame all’estero convinti di rientrare così nella fuga dei cervelli…”

Altro riconoscimento che non ti aspetti dall’autore è quello per Diego Bianchi, ovvero Zoro. “E’ il vero giustiziere del Pd, la sua coscienza critica. È partito con la telecamerina, prima con la gente comune, poi con i politici locali, poi con quelli nazionali, è arrivato in tv ed è diventato una specie di Arbore ma più cattivo e di sinistra. Passami l’iperbole, un Lenny Bruce che diventa Walter Kronkite, uno stand-up comedian all’italiana che fa reportage della madonna dal Congo. Anche se non la pensi come lui, devi riconoscergli i meriti”.

Ci sono le figure storiche della tv, i tremendi youtuber, Saviano nel mirino dei terroristi islamici ("una storia da ridere"). Vittorio Feltri è definito “l’imitatore di Crozza che ama i terroni”. “E’ uno degli ultimi ruvidi immensi maestri di questo mestiere. Si metteva a imitare Crozza che imitava lui. Gli venivano naturali battute prese dal programma che mai avrebbe pronunciato, come ‘La dittatura comunista impone ovunque solo racchie anestetizzandoci il testosterone’”. Feltri raccontò a Specchia che era talmente afflitto dalla scarsa qualità degli abiti usati dal comico, che un giorno inviò a Crozza una giacca tweed sartoriale fumo di Londra, accompagnata da un biglietto: ‘Così almeno, quando dici pu**nate in tv, le dici con eleganza…’. “Sì, e Crozza la usa ancora, quella giacca”. (di Giorgio Rutelli)

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