"Se dovesse saltare l'accordo
Ue-Mercosur l'Italia si assumerebbe la responsabilità grave di
aver fatto fallire un progetto di crescita e competitività del
continente europeo", avverte Confindustria, con una intervista
al Sole 24 Ore di Barbara Cimmino, la vicepresidente per
l'export e l'attrazione degli investimenti. Che sottolinea:
"Dopo la dichiarazione di astensione del Belgio per fare
approvare l'accordo Mercosur, il voto dell'Italia è l'ago della
bilancia. Non possiamo perdere né in responsabilità né in
reputazione se vogliamo far sì che l'Europa cambi".
La firma deve arrivare entro il 20 dicembre. "L'Italia rischia
di far saltare 25 anni di negoziato e un'opportunita' essenziale
per l'export del sistema Italia". La preoccupazione è legata
anche alle parole, ieri, del ministro dell'Agricoltura Francesco
Lollobrigida: 'non ci siamo del tutto'.
"Ho rispetto di tutti i settori ma - rileva Barbara Cimmino -
la posizione ideologica, miope e strumentale dell'agricoltura
sarebbe una spinta distruttiva per l'intera Ue".
E' a rischio "un potenziale aumento delle esportazioni europee
di 50 miliardi, per l'Italia un vantaggio di 14 miliardi, circa
il 30 per cento", e "si parla di un negoziato con l'India. Ma se
quello con il Mercosur fallisce, con quale credibilità ci
presenteremo ai tavoli?", avverte ancora la vicepresidente di
Confindustria.
Il 19 ci sarà un vertice Ue: "L'Italia è decisiva"; "Dipende
tutto dalla posizione del governo italiano. Lo ripeto: avremo la
colpa storica di aver fatto fallire questo progetto di rilancio
e rafforzamento della Ue, quantomai necessario ora che siamo
stretti tra la concorrenza di Usa e Cina. E questa volta non
potremo dare la colpa all'Europa per la nostra mancanza di
competitività e l'industria continuerà a pagare dazi del 35% su
beni dove siamo primi esportatori Ue, come l'agroalimentare, o
il secondo, come i macchinari che con oltre 3 miliardi fanno il
43% del nostro export nel Mercosur"; "Sembra che vogliamo
deindustrializzarci da soli".
E' un allarme chiaro: "Ne va della nostra crescita e di quella
della Ue. Non facciamoci ingannare dal segno positivo
dell'export di quest'anno, beneficia della forte spinta dei
primi sei mesi nei quali la paura dei dazi ha fatto accumulare
stock. Per il 2026 gli ordini sono già in calo. L'impatto ci
sarà, e forte. Guai a fare l'errore di far saltare l'accordo. E
non illudiamoci: se si dovesse rinviare, la partita di fatto
sarà chiusa".
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1 giorno fa
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