Che cosa sta succedendo a Santorini

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Migliaia di persone hanno lasciato Santorini su voli e traghetti negli ultimi giorni, dopo che l'isola è stata interessata da centinaia di scosse sismiche, con un'attività che è andata progressivamente intensificandosi. La sequenza di terremoti ha interessato il fondale marino tra Santorini e la vicina isola di Amorgos: sebbene di per sé, non si tratti di eventi preoccupanti o distruttivi, la continuità del fenomeno ha sollecitato misure di protezione per i circa 15.000 residenti dell'isola e sollevato interrogativi tra gli esperti.

Che cosa sta succedendo? Quali le possibili evoluzioni del fenomeno? C'entra qualcosa il vulcano di Santorini? Lo abbiamo chiesto a Luca Dal Zilio, scienziato computazionale specializzato nello studio di rischi naturali, assistente professore di Geofisica alla Nanyang Technological University (NTU) di Singapore e responsabile scientifico del laboratorio di Geofisica computazionale dell'Osservatorio Terrestre di Singapore.

Lo sciame sismico

«L'attività sismica è iniziata il 27 gennaio con eventi di magnitudo inferiore a 3, ma dal 29 gennaio in poi le scosse hanno raggiunto magnitudo 5.1. Alcuni eventi sono stati sufficientemente forti da essere percepiti nelle isole vicine, e la scossa del 3 febbraio ha fatto registrare segnalazioni di tremore fino ad Atene a nord-ovest e Creta a sud» spiega Dal Zilio.

Per tutelare la popolazione da eventuali crolli o frane (che al momento rappresentano il pericolo principale) le autorità hanno chiuso le scuole e invitato i residenti di Santorini a evitare assembramenti nei luoghi chiusi e a tenersi alla larga da edifici abbandonati o pendii instabili per il rischio di caduta massi. Gli esperti raccomandano inoltre di stare lontani dalla costa per l'eventuale rischio tsunami, se dovesse verificarsi un terremoto di magnitudo superiore al grado 6 (il rischio maremoto è stato segnalato dall'osservatorio di Kandilli in Turchia). In questo caso il consiglio è di portarsi in luoghi rialzati dell'entroterra. Per le stesse ragioni, le piscine delle case e degli alberghi sono state svuotate.

Che cosa sta provocando i terremoti a Santorini?

«I sistemi di faglie della regione sono in grado di generare terremoti di magnitudo molto elevata, come dimostrato dal devastante terremoto di Amorgos del 9 luglio 1956, di magnitudo 7.8, seguito 13 minuti dopo da una scossa di magnitudo 7.2. Il terremoto del 1956 causò danni diffusi nelle isole dell'Egeo centrale e innescò un maremoto di notevole impatto», ricorda Dal Zilio. «L'origine esatta di quelle rotture sismiche è stata a lungo incerta, ma recenti studi hanno identificato un'importante faglia sul fondale marino con una superficie di rottura esposta di recente e un movimento stimato di 12,7 metri, compatibile con il terremoto del 1956».

Come evolverà la sequenza sismica in corso a Santorini?

È possibile che si ripeta un evento della portata di quello del 1956? «I grandi terremoti sono eventi rari - chiarisce Dal Zilio. «Leclerc et al. stimano che il terremoto del 1956 abbia compensato circa 9 metri di estensione crostale orizzontale (un tipo di deformazione), mentre i dati GPS mostrano che l'attuale tasso di deformazione nella zona è di circa 4 mm all'anno. Se fosse necessario accumulare nuovamente tutta questa deformazione prima di un nuovo terremoto, il tempo di ritorno teorico sarebbe di oltre 2.000 anni. Tuttavia, la realtà è più complessa: i grandi terremoti non seguono schemi regolari, e il bilancio della deformazione avviene in modo irregolare nel tempo e nello spazio».

Proprio l'incertezza è la ragione delle misure precauzionali adottate dalle autorità. «È importante ricordare che i terremoti non uccidono le persone, ma gli edifici sì» dice Dal Zilio.

Gli sciami sismici anticipano i grandi terremoti?

«Gli sciami sismici possono essere causati da processi magmatici – movimenti di magma all'interno di un sistema vulcanico – oppure dalla circolazione di fluidi profondi nella crosta terrestre. Sebbene l'area si trovi vicino a Santorini, un vulcano attivo, questa sequenza sembra più coerente con il comportamento di sciami tettonici legati a fluidi profondi, simile a quanto osservato in passato nella stessa zona», spiega Dal Zilio.

«Il problema è che, a differenza del modello classico del terremoto principale seguito da repliche (aftershocks), gli sciami non seguono leggi fisiche ben definite, e non esistono modelli predittivi affidabili per stimarne l'evoluzione. Possiamo osservare che la magnitudo massima sta crescendo nel tempo, ma questo non implica necessariamente che il trend continuerà fino a un terremoto di grandi dimensioni». 

«Guardando ad altri casi passati, esistono esempi di sciami che hanno anticipato forti terremoti, come il M7.5 che ha colpito Noto, in Giappone, il 1° gennaio 2024. Tuttavia, esistono anche numerosi casi in cui uno sciame sismico intenso è svanito senza portare a eventi di magnitudo elevata. Anche se lo sciame cessasse, ciò non eliminerebbe completamente il rischio di un terremoto maggiore nelle settimane o nei mesi successivi; ma la possibilità che un terremoto come quello del 1956 si verifichi a breve termine rimane bassa».

Il contesto tettonico di Santorini

Per inquadrare meglio la sequenza sismica degli ultimi giorni, è utile ricordare che «la Grecia è situata in prossimità di una zona di subduzione, l'Arco Ellenico, dove la crosta oceanica del Mediterraneo orientale sprofonda al di sotto della placca eurasiatica» precisa Dal Zilio.

«Questo processo non avviene in modo uniforme, ma è accompagnato da un meccanismo di arretramento della placca in subduzione (slab rollback), che allunga e assottiglia la crosta sovrastante, generando estensione tettonica in tutta l'area».

«Il sistema di faglie Santorini-Amorgos è una delle zone in cui questo processo è attualmente attivo, con una serie di faglie normali che modellano il paesaggio sottomarino, formando profonde valli sott'acqua che raggiungono i 700 metri di profondità e creste che emergono dal mare, dando origine alle isole dell'Egeo centrale».

L'origine vulcanica di Santorini

La forma a mezzaluna di Santorini è un retaggio della sua violenta storia geologica. L'isola vulcanica era originariamente di forma circolare, con una laguna marina interna e un ampio cratere posto proprio al centro di essa, finché un'eruzione catastrofica avvenuta attorno al 1650 a.C., con la fuoriuscita di enormi quantità di magma e gas, fece collassare in mare la volta della camera magmatica, creando una depressione di 10 km di diametro - la caldera - che si trova oggi a circa 400 metri di profondità sott'acqua.

Questa violentissima eruzione, che avrebbe causato il collasso della civiltà minoica, determinò l'originale conformazione attuale di Santorini. Ripetute eruzioni vulcaniche più moderate negli ultimi due millenni hanno formato anche gli isolotti disabitati di Nea Kameni e Palea Kameni, nella caldera di Santorini. L'ultima eruzione vulcanica nella caldera risale al 1950.

La posizione dell'isola di Santorini all'interno dell'arco vulcanico ellenico. © P. Nomikou et al., Global and Planetary Change

C'entra qualcosa il vulcano di Santorini con i terremoti?

Santorini si trova all'estremità sud-occidentale di questa zona di estensione crostale che emerge dal mare. L'isola è stata storicamente sempre stata soggetta a terremoti anche a causa dell'attività del vulcano di Santorini, noto come Thera e di un insieme di 20 vulcani sottomarini a nord-est dell'isola, come il supervulcano Kolumbo, responsabile dell'eruzione del 1650 a.C..

«Tuttavia, non ci sono evidenze dirette che colleghino la sequenza sismica attuale all'attività del vulcano di Santorini. Alcune piccole scosse sono state registrate nella caldera del vulcano negli ultimi mesi, ma queste rientrano nella normale attività sismica di fondo. Il punto chiave è distinguere tra la sequenza sismica principale, di origine tettonica, e la sismicità minore nella caldera di Santorini. Le misure precauzionali adottate sono una risposta alla sequenza a nord-est dell'isola, non a possibili segnali di eruzione vulcanica», chiarisce Dal Zilio.

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