Capello: "Inter, riparti dal coraggio di Barcellona. E contro Yamal non chiuderti, altrimenti..."

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L'ex allenatore: "A Inzaghi servirà il miglior Calhanoglu in regia, contro il pressing blaugrana è quello che ha sofferto di più. L'altra semifinale? L'Arsenal non è spacciato"

Fabio Capello

Opinionista

6 maggio - 07:20 - MILANO

Notti di Champions, notti di calcio vero. Stasera mi aspetto San Siro nel suo massimo splendore per 90’ (o magari anche 120’...) di adrenalina pura. Inter-Barcellona è una semifinale incerta, come ci ha confermato il 3-3 dell’andata, e resa ancora più imprevedibile dagli stili di gioco molto differenti delle due squadre. 

Che cosa augurarsi? Soprattutto che i ragazzi di Inzaghi interpretino la partita come fatto nella ripresa in Catalogna più che nel primo tempo. Quindi con quella giusta dose di coraggio che al Montjuic si è vista soprattutto nella seconda frazione. In questo senso, la scelta di Simone di puntare di nuovo su Dimarco e non su Carlos Augusto è un segnale: su quella fascia c’è Lamine Yamal, ma non cambia il piano gara e si proverà a fare male ai blaugrana non rinunciando alla qualità dell’esterno mancino titolare, nonostante l’ex Monza abbia fatto sicuramente meglio dal punto di vista difensivo la scorsa settimana. I cambi di campo da destra a sinistra e da sinistra a destra con due frecce come Dumfries e Dimarco possono essere una delle chiavi della qualificazione. 

ASSENZE PESANTI E BIG NON AL TOP

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In queste ore di avvicinamento alla partitissima, un ruolo cruciale lo sta avendo pure l’infermeria. Lautaro pare ce la faccia ed è una bella spinta a tutto l’ambiente. Perché prima che un grande attaccante, Martinez è un capitano vero, con il suo spirito e i suoi valori indiscutibili. Dall’altra parte, Lewandowski andrà almeno in panchina. Un recupero altrettanto importante, perché certi palloni che sono transitati pericolosamente nell’area interista a Barcellona, con il polacco forse avrebbero generato altri gol: sotto porta ha pochi rivali al mondo. Per come la vedo io, nei grandi appuntamenti è sempre meglio che le due squadre si presentino con tutte le loro stelle. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: un campione non al top a volte può diventare un problema, piuttosto che una soluzione. Vedremo Lautaro e Lewa come staranno. 

CALHA E YAMAL, MISSIONE QUALITà

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Al di là degli infortuni (l’Inter non avrà Pavard, il Barça è senza i terzini Koundé e Baldé), io credo che Inzaghi debba pretendere di più dal suo centrocampo e, in particolare, da Calhanoglu. Il turco mi è sembrato il più in difficoltà di fronte alla feroce pressione degli avversari. Calha, così come Barella e Mkhitaryan, dovrà mettere più qualità, velocità e coraggio nelle giocate, altrimenti il rischio è che il pallone torni sempre troppo in fretta nei piedi educati dei catalani. E a proposito di piedi buoni, come non parlare di Lamine Yamal? Sarà la sua prima volta a San Siro, ma non pensiate che gli tremino le gambe. Il ragazzo non mi sembra proprio il tipo cui viene il braccino. Anzi, tra Europeo, Champions e sfide con il Real Madrid ha già dimostrato di avere la personalità del campione: più l’evento è importante, più sale di livello. Ecco perché spero che, se la gara sarà in bilico, l’Inter eviti di chiudersi come fatto negli ultimi 20’ con il Bayern: contro Lamine sarebbe un suicidio. 

ARSENAL, NON è FINITA

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Dopo Inter-Barcellona, domani ci attenderà Psg-Arsenal. Ammetto che l’andata a Londra mi ha stupito: ero convinto che il ritmo dei Gunners avrebbe messo in seria difficoltà i francesi e, invece, la gara è stata dominata dalla pulizia tecnica e dal dinamismo della squadra allenata da Luis Enrique. Qualificazione già indirizzata, allora? Ci andrei cauto. Perché l’Arsenal che mi aveva letteralmente impressionato contro il Real Madrid ha tutte le carte in regola per rimediare allo 0-1 dell’Emirates. Penso che la sfida di settimana scorsa sia stata anche condizionata dal gol in avvio di Dembélé, che ha messo paura all’Arsenal: raramente ho visto la formazione di Arteta così bloccata e timorosa, quasi avesse più in testa l’evitare di subire il raddoppio in contropiede che il pareggiare di fronte al proprio pubblico. A Parigi, però, ci sarà poco da fare calcoli. Resta solamente da vedere se la passività dell’andata fosse dovuta solo all’aspetto psicologico o se i Gunners siano davvero in calo dal punto di vista atletico e agonistico. Permettetemi una chiusura su un fenomeno italiano, di cui dovremmo andare tutti orgogliosi. Ricordo alla vigilia delle semifinali di aver scritto su queste pagine come, in un’eventuale finale, fosse auspicabile per l’Inter affrontare il Psg piuttosto che gli inglesi. Forse avevo sottovalutato un fattore che ha un nome e un cognome: Gigio Donnarumma. Il Psg ha qualità e gioca un buon calcio, ma se è arrivato a questo punto lo deve soprattutto al nostro portierone, eccezionale già con Liverpool e Aston Villa. Ecco, fossi un avversario, non me lo vorrei trovare di fronte in una finale.

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