C'è chi dice no: io per la Nazionale non ci sono. Acerbi e i suoi "fratelli"

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  Francesco Acerbi of Italy arrives before Italy training session at Centro Tecnico Federale di Coverciano on October 09, 2023 in Florence, Italy. (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

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Furio Zara

1 giugno 2025 (modifica alle 21:42) - MILANO

Fratelli d’Italia, l’Italia chiamò. E ogni tanto qualcuno disse no. Acerbi, in queste ore. Rifiuta la convocazione, si sfila, non si sente considerato. Segue coda velenosa con il c.t. Spalletti. E no, Acerbi in Nazionale non ci va. Il rifiuto alla maglia azzurra viene sempre vissuto come un oltraggio. Non è un obbligo, ma si manifesta come una diserzione, per molti un tradimento alla retorica dello slogan che non prevede assenze ingiustificate quando si tratta di difendere il tricolore. E’ tutto già successo. E succede con sempre più frequenza, anche negli altri sport: venti giorni fa il c.t. dell’Italia del volley Julio Velasco l’ha detto chiaro e tondo: “Pietrini, Chirichella, Bonifacio e Lubian hanno rifiutato la convocazione. Per me la porta è chiusa. Un no è sempre un no e la Nazionale è speciale, non è un club”. Spalletti potrebbe sottoscrivere le parole del saggio Velasco. Eppure: facciamocene tutti una ragione, l’ampollosa retorica di chi giura che “giocare in nazionale è il sogno di qualsiasi calciatore” non vale più. Anche no, suvvia, le favole non abitano qui.

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