Braida, Marchionni e... un po' di Champions: così Ravenna sogna la Serie B

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Il proprietario, nipote di Raul Gardini: "Le ambizioni alimentano l’entusiasmo. Se saliamo, punteremo alla A..."

Luca Bianchin

Giornalista

15 ottobre - 08:40 - MILANO

Il campionato è un mosaico, come quelli del Mausoleo di Galla Placidia che chiamano i turisti in città. Il Ravenna ha messo in fila sette tessere – sette vittorie consecutive, mai successo nella storia – e domenica punterà all’ottava: Ravenna-Arezzo, prima contro prima, chi vince comanda il girone B. La partita non è male, ci mancherebbe, ma è più interessante quello che sta succedendo a Ravenna. Una città sportivamente in crisi di vocazioni – lontani i tempi di Kiraly, di Timmons, di Vullo, della grande pallavolo – è tornata ad appassionarsi per il Ravenna, che a maggio ha vinto la D ai playoff e cinque mesi dopo comanda in C. Per capire la portata: la partita con il Campobasso, non proprio imperdibile per il resto d’Italia, è stata la quinta più vista a Ravenna negli ultimi vent’anni. C’è entusiasmo.

Cipriani e il Moro

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Il Ravenna un’estate fa è diventata la società di Ignazio Cipriani, nipote del fondatore dell’Harry’s Bar di Venezia per ramo paterno e di Raul Gardini per parentela materna. Da un nonno ha preso il senso per il cocktail di successo: ha dato la vicepresidenza ad Ariedo Braida, la panchina a Marco Marchionni, un posto in dirigenza a Mattia Baldassarre, Paolo Scocco, Davide Mandorlini, Gianluca Olivieri e Lorenzo Tonetti. Funziona, anche perché la squadra è forte e tra gli altri gioca Giulio Donati, che con il Leverkusen ha frequentato la Champions. Dall’altro nonno arriva l’amore per Ravenna: Raul Gardini in città è stato un mito, Cipriani junior è cresciuto a due passi dall’Adriatico nei suoi primi 11 anni, poi si è trasferito a New York e da due anni è tornato. Il Ravenna, se fate caso, in questa stagione non gioca con il classico giallorosso ma con una maglia color porpora con inseriti dorati: sono i colori del Moro di Venezia, la barca di Gardini che convinse l’Italia a stare sveglia per vedere la Coppa America. Nota a margine: quelle maglie sono Nike, non proprio un’abitudine per la Serie D e la C.

Ronaldinho e Ronaldo

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Il senso di tutto questo è chiaro. A Ravenna sta succedendo qualcosa. Nell’ultimo anno Ronaldo, Elisabetta Canalis e Ronaldinho si sono fatti fotografare con la maglia con il pino e i due leoni. Bobo Vieri, che a Ravenna ha giocato, l’ha usata per giocare a padel. Spoiler: il prossimo dovrebbe essere Sfera Ebbasta, a cui una maglia del Ravenna è stata appena consegnata. Non sarà il Como, con il suo budget multimilionario e il lago come sponsor naturale, ma qualche similitudine c’è. "L’ambizione ci deve essere sempre, altrimenti l’entusiasmo svanisce – dice il presidente Cipriani -. Se arriveremo in B, l’obiettivo sarà la A. Se arriveremo in A, sarà la Champions". Il suo rapporto con la città, in fondo, dura da una vita: "Nei miei primi 11 anni ho vissuto tra Milano, Ravenna e Venezia, poi mi sono stabilito a New York ma sono tornato qui tutti gli anni, l’ho vista cambiare e mi fa piacere che la città si sia di nuovo appassionata al calcio". Gli abbonati sono 2.700, tanti per uno stadio da 5.000 posti.

Un ragazzo di 79 anni

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Chi parla con le figure chiave del club, presto o tardi, sentirà parlare di Braida, che a 79 anni non ha intenzione di smettere di lavorare e parlare da padre saggio: "Dobbiamo restare umili, essere concreti - dice ora -. Stiamo solo mettendo le fondamenta di un grande progetto, servono sapienza e pazienza. Certo, qui mi sembra di avere vent’anni: l’ambiente mi ricorda quando ero ragazzo". Braida a vent’anni era un attaccante e il Ravenna, a sua immagine, fa gol: sono già 19, in tutti i campionati professionistici italiani solo l’Ascoli ne ha segnati di più.

Diecimila in B

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E adesso? E adesso si comincia. Prossimo passo: lo stadio. "Il prossimo anno lo porteremo a 10.000 posti, con manto erboso rifatto e gli sky box", dice il direttore generale Paolo Scocco. In fondo una volta, nel 1998, a vedere la Juve in Coppa Italia andarono 11.500 persone. C’è un’altra novità: "Tra un anno e mezzo avremo un nuovo centro sportivo in centro. L’attuale andrà ai ragazzi delle giovanili". Scocco non lo dice ma l’idea è che il prossimo anno si possa giocare in B. Serviranno altre idee, altri cambiamenti - nell’estate 2025, tra la D e la C, è cambiata quasi tutta la squadra titolare - e altri protagonisti, ma il doppio salto si è già visto altrove: non è impossibile. Ravenna-Arezzo di domenica dirà qualcosa in più, anche se l’inverno è lungo, il girone equilibrato e l’Ascoli ha legittime ambizioni. Dante, per non sbagliare, con Arezzo e Ravenna non fa differenze: sono state due tappe del suo esilio e, per logica conseguenza, parla di entrambe all’Inferno, in canti quasi confinanti. Domenica, poco ma sicuro, non potrà andare così male a entrambe.

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