Bolt: "Capisco Jacobs, certe volte meglio fermarsi. Quando a Londra salutai la Regina..."

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Il mito giamaicano: "La mia generazione aveva più talento, quello che hanno oggi le ragazze. La popolarità? Sono sempre stato spontaneo, oggi c'è chi forza"

Dal nostro inviato Andrea Buongiovanni

15 settembre - 09:28 - TOKYO (GIAPPONE)

L’ultima inquadratura, prima dello sparo dello starter, è stata per lui, che resta re: Usain Bolt, per la prima volta a una grande rassegna da spettatore, ha seguito le finali dei 100 da un salotto vip della tribuna. Ed è da lì che, poco prima – la solita aria disincantata, ma diversi chili in più di quando correva - si è concesso a una chiacchierata a 360 gradi. Il Fulmine ci ha proprio visto giusto: "Ci sarà una doppietta giamaicana", aveva predetto parlando della gara maschile. Oro a Oblique Seville, argento a Kishane Thompson. L’Isola caraibica, dieci anni dopo l’ultimo suo titolo, è di nuovo padrona della velocità mondiale.

Usain, cos’hanno di speciale questi due ragazzi?

"Hanno dimostrato nel corso di tutta la stagione di essere cresciuti e in grande condizione. In più sono entrambi ben allenati".

Le hanno mai chiesto di dar loro una mano?

"Tendo a non farmi coinvolgere: ma potrebbe accadere solo se i loro allenatori si facessero avanti. Mai mi proporrò".

(FILES) Jamaica's Usain Bolt celebrates after he won the Men's 100m Final during the athletics event at the Rio 2016 Olympic Games at the Olympic Stadium in Rio de Janeiro on August 14, 2016. From the first Olympic Games in Athens in 1896 to those in Tokyo in 2021, here is a selection of athletes who have written Olympic legend through their records, their achievements and, for many, their extraordinary lives. (Photo by OLIVIER MORIN / AFP)

Vedendo Shelly-Ann Fraser in finale a 38 anni, non le è venuto qualche rimpianto?

"Per carità: Shelly-Ann è impressionante. Non è l’unica a essere ancora in pista a quell’età. Ma nessuna è al suo livello".

Ha debuttato in una grande manifestazione senza essere in campo: che effetto le ha fatto?

"Mi ha emozionato, le gare dal vivo mi coinvolgono. Davanti alla tv, invece, mi innervosisco. Amo meno dover tener fede a certi impegni... Il Covid e poi ai Giochi di Parigi la rottura di un tendine d’Achille non mi hanno permesso di esserci prima. Sono molto felice di essere qui".

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Velocità a parte, cosa seguirà con più attenzione?

"Gli ostacoli e gli 800, né troppo lunghi, né troppo brevi".

Marcell Jacobs, quattro anni fa, qui raccolse da lei il testimone di olimpionico dei 100. Oggi fatica. Cosa gli suggerirebbe?

"Capisca cosa gli sta succedendo. Pensi a se stesso, alla sua vita e alla sua routine. Per riprendere nel modo giusto dagli infortuni, meglio fermarsi. Anche a lungo. Quando capitava a me, passavo da un consulto a un altro".

È più popolare delle stelle di oggi: come se lo spiega?

"La cosa mi rende orgoglioso, significa che ho ben seminato".

epa11594076 United States printer Noah Lyles attends the men's final match of the US Open Tennis Championships between Jannik Sinner of Italy and Taylor Fritz of the United States, at the USTA Billie Jean King National Tennis Center in Flushing Meadows, New York, USA, 08 September 2024. The US Open tournament runs from 26 August through 08 September.  EPA/CJ GUNTHER

Perché gli attuali campioni sfondano meno?

"È un fatto di personalità: io sono sempre stato spontaneo nei miei atteggiamenti. Ricordo per esempio che una volta, a Londra, riconobbi la Regina: la salutai d’istinto, riconoscendo il valore, non per calcolo. Oggi qualcuno, invece, forza le situazioni. Vuol fare l’empatico e il simpatico a tutti i costi e non gli viene benissimo (ogni riferimento a Noah Lyles non dev’essere del tutto casuale..., ndr)".

Qual era il suo segreto?

"Ho avuto la fortuna di vincere i Mondiali under 20 del 2002 a 15 anni, di fronte al pubblico di Kingston. Quell’evento mi ha insegnato a gestire le pressioni sin da ragazzino. Ho presto acquisito fiducia in me stesso e da lì è stato tutto più facile".

Da dieci anni, nonostante le nuove scarpe, nessuno correva i 100 in 9”75 come Thompson in questa stagione: perché?

"La mia generazione aveva più talento. Quello che sta emergendo ora tra le ragazze".

Molti sostengono che il nuovo Bolt sarà il 17enne australiano Gout Gout: cosa ne pensa?

"Ha grandi qualità, a tratti mi impressiona. Può diventare un toccasana per il nostro sport. Gli auguro una buona transizione a livello senior, di stare alla larga dai guai fisici, di essere sempre circondato da un buon allenatore e da un valido staff. Poi non graviamolo di responsabilità".

Conserva qualche memorabilia delle sue imprese, medaglie a parte?

"Le do ai miei sponsor o le regalo in occasioni particolari. Avrei voluto tenere il testimone della 4x100 di Londra 2012, vinta nonostante un pasticcio col record del mondo. Ma mia moglie mi ha detto: “A cosa serve? Cosa ce ne facciamo?”.

Come trascorre ora le sue giornate?

"Mi sveglio giusto in tempo per salutare i bambini che vanno a scuola, sto tranquillo, vedo qualche serie in tv, al massimo vado un po’ in palestra, ma solo se dell’umore giusto. Poi, quando tornano, sto con loro. Fino a che non mi infastidiscono... Quindi guardo film e gioco con il Lego. Correre? Giammai. Anche se quando faccio le scale mi viene il fiatone e forse dovrei cominciare".

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