Bigelow e Oppenheim: "'A House of Dynamite' monito sul nucleare, ora focus a Washington"

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La regista e lo sceneggiatore all'Adnkronos: "Il problema non è una nazione ma il sistema stesso degli armamenti che esiste negli Usa e nel resto del mondo"

 - (Netflix) - (Netflix)

18 novembre 2025 | 17.18

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"'Con 'A House of Dynamite' abbiamo riportato l'attenzione sul nucleare. Non se ne parlava abbastanza dalla fine della Guerra Fredda. Siamo appena stati a Washington, dove al Congresso si sta aprendo un nuovo dibattito sulla minaccia nucleare e su come ridurla. Ogni giorno riceviamo articoli che definiscono il nostro film un monito". A parlare all'Adnkronos sono la regista Kathryn Bigelow e lo sceneggiatore Noah Oppenheim, giornalista ed ex direttore di Nbc News, in collegamento da Los Angeles in occasione di una delle tappe promozionali di 'A House of Dynamite', disponibile su Netflix.

Presentato all'82esima Mostra del Cinema di Venezia, il film - con protagonisti Idris Elba, Rebecca Ferguson, Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, Greta Lee e Jason Clarke - racconta i 18 minuti di terrore che intercorrono tra il rilevamento di un missile nucleare in volo diretto su Chicago e il suo impatto. Il tutto narrato dalle tre prospettive: quella dell'intelligence, dei militari e del presidente Usa (Elba) egualmente impegnati nel scongiurare la catastrofe. L'epilogo, però, ha fatto molto discutere in quanto non fornisce alcune risposta sull'esito della vicenda non identificando un nemico specifico. "Se indichi un solo Paese, quello diventa il cattivo. Ma il problema non è una nazione: è il sistema stesso degli armamenti nucleari che esiste negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Basta che uno di questi ordigni venga lanciato per innescare una macchina automatica che può portare alla fine del pianeta. È questo il vero pericolo", spiega Oppenheim all'Adnkronos.

Nell'intervista, Bigelow sottolinea l'importanza, soprattutto al giorno d'oggi, dei film che raccontino la realtà contemporanea: "Il cinema deve tenere uno specchio davanti alla società. Viviamo in un paradosso della sicurezza - riflette la regista - crediamo di essere al sicuro, ma è un’illusione. Sono cresciuta in un'epoca in cui ci si nascondeva sotto i banchi in caso di bomba atomica. Oggi l’idea di guerra nucleare è diventata rumore di fondo, invisibile. Ma le armi esistono e stiamo vivendo in un ambiente instabile. Con la negoziazione del nuovo trattato Start, abbiamo l’occasione di rivedere la nostra posizione nucleare e ridurre gli arsenali". Bigelow riflette anche sul concetto di diplomazia: "So che sembra un po' utopistico, ma spero davvero che potremo affrontare la questione con la diplomazia. Insomma, non c'è niente di meglio del dialogo". Mentre Oppenheim parla del ruolo degli artisti nella difesa della democrazia in questi tempi difficili: "Ogni opera d'arte è un’espressione di ciò che sta a cuore all’artista. Abbiamo scelto questo tema perché crediamo che la gente debba farci più attenzione. Sono grato che una regista dello straordinario talento di Kathryn decida di fare film sul mondo in cui viviamo, su questioni dell'oggi su cui possiamo ancora intervenire. Se lo vogliamo, possiamo davvero cambiare il corso degli eventi". (di Lucrezia Leombruni)

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