La stella del tennis azzurro: "Una finale tutta italiana al Roland Garros sarebbe stata il delitto perfetto, ma ci arriveremo. Intanto Sinner contro Alcaraz..."
Paolo Bertolucci
7 giugno - 11:48 - MILANO
Una cosa è lampante, chiara a tutti. Il tennis italiano ci ha tenuti attaccati ancora una volta alla televisione, agli smartphone, ai live scoring. Tutti interessati a sapere che avrebbe fatto Musetti con Alcaraz, o se Djokovic sarebbe stato in grado di neutralizzare Sinner. Una volta era solo il calcio, ora questo spazio se l’è preso anche il tennis ed è un bene per lo sport italiano che continua a crescere. Sebbene a due facce, è stata un’altra giornata incredibile per il nostro sport, che non vedeva due azzurri in semifinale da 65 anni, da quando Pietrangeli e Sirola le raggiunsero sempre al Roland Garros. Il delitto perfetto sarebbe stata una finale tutta italiana, per segnare un’altra tacca nella storia tennistica del nostro Paese. Ma se non è stato questa volta, sono certo che in futuro potremo avere altre occasioni.
equilibrio
—
Intanto ci siamo goduti un Lorenzo Musetti che per quasi due set interi ha dato spettacolo contro Carlos Alcaraz, prima che il suo fisico cedesse e il tennis dello spagnolo prendesse il largo. Carlos e Lorenzo allietano gli occhi, hanno una fase difensiva pazzesca e tutto questo ci permette di vedere su un solo campo, quando si affrontano, colpi meravigliosi. Hanno mostrato il martello e il fioretto, la piuma e la dinamite, senza dover andare da un campo all’altro. Uno di questi artisti della racchetta è nostro, perché Lorenzo Musetti è capace di fare arte giocando a tennis. Ha giocato più di un set in maniera assolutamente fantastica, poi quell’inizio complicato del tiebreak nel secondo set ha invertito la rotta del match. Se Lorenzo avesse portato a casa il secondo parziale, a quel punto veramente la strada sarebbe stata molto complicata anche per un fenomeno come Alcaraz.
ritiro
—
Purtroppo questo non è accaduto, ed è sopraggiunto il problema fisico che l’ha portato, saggiamente a mio parere, al ritiro. Lorenzo aveva problemi e Carlos stava venendo fuori prendendo in mano la situazione con l’arma del dritto. Inutile a quel punto rischiare di peggiorare il problema fisico mettendo magari a rischio anche la stagione sull’erba, che lo scorso anno gli aveva dato tante gioie. La cosa importante è che Musetti lascia il campo con la consapevolezza di non essere lontano da una finale e da una vittoria, e che la forbice con Alcaraz si sta riducendo ogni volta che si affrontano: ultimamente è accaduto spesso. In alcuni momenti della partita, l’esperienza di Carlos si è fatta sentire: lo spagnolo ha già vinto quattro Slam, Lorenzo era alla seconda semifinale in carriera, ma i passi che sta facendo sono importanti e la strada è sicuramente quella giusta. Forse è anche arrivato un po’ stanco dopo aver affrontato un tabellone impegnativo, ma quando metterà a punto anche gli ultimi dettagli fisici potrà davvero sedersi al tavolo di Alcaraz e Sinner, che domenica giocheranno la finale più attesa.
ancora loro
—
Sarà una finale nobile, come merita un palcoscenico Slam, tra il numero 1 e il numero 2 al mondo. Jannik Sinner è stato eccezionale a tornare in campo dopo tre mesi di stop già a questo livello. Finale a Roma e finale al Roland Garros. La partita di ieri ha dimostrato che anche un giocatore che sa essere provocatore, che sa sfruttare il pubblico per mettere in difficoltà l’avversario, si è inchinato davanti al numero 1 al mondo riconoscendone appieno lo status. La superiorità di Jannik è lampante, ma non sia riduttivo per un fenomeno come il serbo, capace di vincere 24 Slam e arrivare a un passo dal record assoluto. La palla di Sinner viaggia a una velocità che appartiene alla nuova era del tennis, come anche il dritto di Alcaraz. La differenza tra Nole e Jannik non è tanto anagrafica, quanto tennistica. Prepariamoci, domani assisteremo alla prima finale Slam della nuova era. E l’Italia c’è.