L’eroe della Davis del ’76 oggi è maestro nella sua Academy romana: "Sempre più ragazzi si iscrivono alle scuole. Allenare i bambini mi fa stare bene"
Il sole scalda Roma, lui si accomoda su una sedia a due passi dai campi e si concede una pausa tra un allenamento e l’altro. A breve i ragazzini riempiranno la sua Barazzutti Academy, un posto subito a sud della Capitale che sembra fuori dal tempo e dallo spazio. L’unico protagonista qui è il tennis. Perché così vuole il maestro, Corrado Barazzutti.
Come nasce la sua scuola?
“Ho aperto nel 1990, si chiamava Corrado Barazzutti Tennis College. Era un’Academy per ragazzi già avviati, venivano tanti italiani ma anche moltissimi stranieri. Dormivano all’interno della struttura, nella foresteria che in questo momento sto ampliando, e studiavano con un tutor. Per una decina di anni ho lavorato con questi aspiranti campioni di 14-15 anni, alcuni hanno anche fatto strada. Come Florencia Labat, un’argentina che è stata 20 del mondo, o Chicca Bonsignori, numero 27. Ma sono passati da qui anche Nargiso o Cancellotti. Quando sono andato a lavorare per la Federazione ho dato tutto in gestione a un’altra persona, poi l’ho ripreso e da un paio d’anni ho aggiunto la scuola tennis. Adesso ho una cinquantina di allievi”.
Le piace lavorare con i più piccoli?
“Moltissimo. È la prima volta che mi ritrovo a insegnare a qualcuno che non ha mai preso in mano una racchetta e l’idea di farli crescere è particolarmente stimolante. Passare il tempo con i bimbi mi fa stare bene, alcuni poi sono molto bravi! Io tra l’altro ho anche scritto un libro con un mio amico psicologo sulle problematiche dello stato emotivo come interferenza nel gioco del tennis (La forza interiore nel tennis e nella vita, scritto con Kenny Vincent nel 1997, ndr), è un aspetto che curo molto ogni giorno con i “miei” bambini. Inutile dire che conti moltissimo, per cui il mio lavoro è equamente diviso tra la parte tecnica quella diciamo caratteriale. Per giocare a un certo livello certi aspetti sono fondamentali”.
Un ottimo spunto per parlare del suo sport in modo diverso. Magari anche delle imminenti Atp Finals. Tra i campioni che parteciperanno chi le sembra sia psicologicamente e caratterialmente più solido?
“Io considero Sinner la testa migliore di tutto il circuito, senza alcun dubbio. Lo trovo molto determinato, con degli obiettivi precisi da raggiungere per i quali è pronto a tutto. Anche il suo costante desiderio di migliorarsi, di cambiare, dimostra che ha pure un grande coraggio, perché modificare un certo assetto può essere rischioso, ma lui è pronto a osare. E questo è indice di determinazione e ambizione”.
Ha le sue convinzioni e va per la sua strada, a che cosa pensino gli altri sembra gli interessi poco. Si è visto anche nella recente scelta di rinunciare alla Coppa Davis.
“Non si lascia condizionare da nessuno e credo faccia molto bene. Ha le idee chiare, mi piace, mi piace molto. Chiaro poi che qualsiasi cosa faccia Jannik in questo momento ha un effetto anche sovradimensionato, in positivo o in negativo. Perché quando si muove lui si muovono tanti, tantissimi interessi. Ma sulla Davis non capisco proprio certe critiche: parliamo di un giocatore che in passato ha dato un contributo decisamente importante alle due vittorie dell’Italia. Non si può dire che non gliene frega niente, chi lo fa non sa di che cosa sta parlando. Il suo messaggio sulla Davis è sempre stato estremamente positivo e la scelta di non giocare è soltanto provvisoria, stiamo tranquilli, Sinner tornerà. Al momento fa benissimo a seguire quella che ritiene essere la cosa migliore per lui, dobbiamo rispettarlo. È chiaro che noi siamo tutti emotivamente coinvolti quando si parla di una competizione in cui va in campo l’Italia, iniziamo a parlare della patria, della Nazionale, di tutti questi principi e valori che ci appassionano tanto, in certi momenti. Però lo stesso presidente della Federtennis ha detto che per il nostro Paese è meglio un Sinner di nuovo numero uno di un’altra Davis. Ecco, magari questo messaggio da un presidente non me lo sarei aspettato, ma resto dell’idea che Jannik abbia perfettamente ragione a prendere le decisioni che più lo aiutano in quello che è il suo percorso”.
È lui il favorito a Torino?
“Sicuramente. Gioca parecchio bene indoor, probabilmente è una delle sue superfici preferite. È in piena forma, di certo è l’uomo da battere”.
Il rivale più pericoloso è Alcaraz?
“Secondo me è Zverev. Da quello che ho visto, soprattutto a Vienna, si è completamente ripreso, sta giocando molto bene. Se il campo di Torino è velocino, può diventare davvero pericoloso. Per quanto riguarda Alcaraz, mi auguro non sia quello visto a Parigi-Bercy: sembrava uno che non scendeva in campo da un mese e mezzo, non l’ho visto bene per niente. Sinceramente non mi pare si sia preparato al meglio per queste Finals”.
Ci sarà anche Musetti, almeno come riserva.
“Considerando l’annata che ha fatto e anche i miglioramenti che ha mostrato sui campi duri, se giocasse potrebbe fare un bel torneo. Il cemento non è esattamente la superficie più amata da Lorenzo, ma sta bene e potrebbe dire la sua”.
Qualche anno fa se avessimo pensato così tanti italiani nelle Finals ci sarebbe venuto da ridere.
“È l’ennesima vittoria di Angelo Binaghi e del lavoro che sta facendo la Federazione. Di certo è un grande successo per il tennis italiano, soprattutto se pensiamo che abbiamo qualificati anche nel doppio e nelle Finals Wta. Credo che questo 2025, aspettando la Davis che forse sarà un po’ più complicata da vincere, sia stato un anno fantastico, siamo in grandissima salute. Meglio di così non credo si potesse fare! E non dimentichiamo che continuano ad aggiungersi giocatori, come Flavio Cobolli, che in breve tempo è cresciuto moltissimo arrivando a ridosso dei più forti. Per me può arrivare tranquillamente tra i primi dieci del mondo”.
Avere degli esempi come Sinner quanto favorisce il tennis di base? Lei dovrebbe averlo visto con i suoi occhi nella sua scuola...
“Tantissimo, ho assistito in prima persona a una vera impennata di iscrizioni in relazione ai risultati degli italiani, partendo ovviamente da Sinner, ma piacciono tanto anche Musetti, Berrettini, Sonego, Cobolli stesso che tra l’altro è di Roma, e Jasmine Paolini. I campioni sono un grande strumento di promozione e di divulgazione del tennis, di affermazione di questo sport anche tra chi fino a qualche anno fa lo conosceva poco. Loro fanno parlare anche al di là della racchetta, sono fenomeni sociali e culturali che si conoscono ad esempio anche attraverso le macchiette di Crozza o le pubblicità. Avete notato in quanti spot appare una pallina da tennis? Sarà una deviazione professionale, ma io ci ho fatto caso e sono davvero tantissimi... Fanno parte di un sistema più grande dello sport e questo aiuta tantissimo. Mi auguro che i nostri ragazzi italiani, quelli che stanno facendo parlare il mondo, vadano avanti per molto tempo perché sono loro a spingere i bambini verso il tennis: finché ci sono quest’entusiasmo e questi risultati i più piccoli, così come i loro genitori, vengono al campo pieni di felicità”.
Ha ragione. Eccoli lì, i suoi ragazzi. Maglietta rossa e occhi che brillano, pronti a seguire con attenzione e tanta voglia di mettersi alla prova le indicazioni del maestro Corrado. Buon divertimento! E buone Finals.









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