Anziani non autosufficienti, crisi in atto che pesa sulle famiglie e sulla sanità pubblica

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Long Term Care

Il modello delineato dalla riforma richiama l’architettura universalistica del Ssn ma le asimmetrie tra sanità e sociale restano marcate: va definito con chiarezza il ruolo del sistema pubblico nell’erogazione di servizi appropriati

di Alberto De Negri *, Marco Franzetti *

27 novembre 2025

L’Italia invecchia e la non autosufficienza è, già oggi, una delle principali emergenze sociali e sanitarie. Un quarto della popolazione ha più di 65 anni, oltre 4 milioni di persone vivono in condizioni di non autosufficienza, e l’allungamento della vita comporta in media 13–15 anni di perdita progressiva di autonomia.

Tuttavia, solo una minoranza di anziani riceve un supporto pubblico strutturato, mentre la maggior parte dell’assistenza grava sulle famiglie: oltre 2,5 milioni di anziani non autosufficienti sono accuditi da caregiver informali e più di 1,1 milioni di badanti suppliscono all’assenza di un’offerta professionale e organizzata.

Questa fragilità sistemica ricade anche sul Ssn, con un aumento degli accessi impropri e una gestione inefficace delle cronicità. Il risultato è un sistema che rincorre l’emergenza.

La riforma non colma il divario

Con la Legge 33/2023 e il D.lgs 29/2024, l’Italia ha compiuto un importante passo in avanti, riconoscendo la non autosufficienza come priorità del sistema di welfare e introducendo strumenti come i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali, la Prestazione Universale, i Punti Unici di Accesso (Pua) e i Piani Assistenziali Individualizzati.

Tuttavia, il divario resta ampio. Le risorse sono limitate e i criteri di accesso selettivi: la nuova Prestazione Universale – un contributo economico sperimentale con una dotazione di 250 milioni di euro annui - nel 2025 ha raggiunto appena 2.000 beneficiari. Di fatto, il carico dell’assistenza continua a ricadere in larga parte su caregiver familiari e spesa privata.

Un nuovo equilibrio

Il modello di long-term care delineato dalla riforma richiama, anche nel lessico, l’architettura universalistica del Ssn ma le asimmetrie tra sanità e sociale restano marcate.

Per quanto attualmente sotto pressione, l’elevata capacità di spesa pubblica sanitaria per l’erogazione diretta (in-kind) delle prestazioni ha generato un mercato professionale strutturato, capace di operare poi anche in ambito privato, ma sempre all’interno di un’offerta regolata. Al contrario, il sociale poggia per la parte (minoritaria) pubblica su trasferimenti monetari frammentati e su una spesa privata che, per quanto consistente, non riesce a generare un mercato codificato e professionale di servizi e tecnologie.

Il ruolo del pubblico

Per invertire questa dinamica, con risorse insufficienti a “fare tutto”, il sistema pubblico dovrebbe interrogarsi su quale ruolo assumere rispetto a due funzioni, complementari ma distinte.

La prima è quella di guida e committenza: orientare i bisogni delle famiglie verso una domanda di servizi strutturati e sostenere la nascita di un’offerta qualificata, attivabile sia attraverso il denaro privato (una parte di quello che già oggi le famiglie spendono in servizi destrutturati e non professionali) sia, per la parte finanziabile dal pubblico, attraverso lo sviluppo di servizi in-kind alternativi alle prestazioni in-cash. In quest’ottica, è cruciale costruire una risposta robusta da parte di soggetti in grado di erogare i servizi richiesti, che valorizzi il potenziale oggi parcellizzato del terzo settore e incentivi lo sviluppo di un’offerta privata regolata e professionale.

La seconda funzione è quella di finanziamento dell’erogazione dei servizi, da calibrare, in proporzione alle risorse disponibili, in base all’intensità del bisogno e alla condizione economica degli assistiti.

Stanti i limiti posti dalla finanza pubblica, orientare l’attuazione della riforma della non autosufficienza principalmente allo sviluppo della funzione di erogazione delle prestazioni a carico del pubblico e rivolta ai soli “aventi diritto” (con un Pua più in funzione di filtro in favore di pochi che di guida all’accesso in favore di tutti) può essere un limite strutturale alle ricadute concrete per gran parte delle famiglie.

* KPMG

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