Al Meridione il numero delle strutture è circa 4 volte inferiore al Nord e in tutta Italia per quasi un quarto dei centri specialistici attese per la prima visita superiori a 3 mesi mentre l’Istituto superiore di sanità lancia l’allarme disuguaglianze
27 novembre 2025

Un ritratto annunciato dalle cronache e dall’esperienza quotiiana ma che fa comunque male: ai pazienti così come alle loro famiglie. E che interroga un Paese come l’Italia dove le persone con demenza già oggi sono 1,2 milioni, numero destinato inesorabilmente a crescere con l’invecchiamento della popolazione. Alla tragedia della malattia si affianca l’ombra pesantissima della disuguguaglianza di accesso alle strutture per anziani e a quelle, specialistiche, che formalmente hanno preso il posto delle vecchie Uva, le Unità di valutazione Alzheimer. Sono i Centri per i disturbi cognitivi e le demenze (Cdcd), ancora ben lontani dal formare una rete di presa in carico adeguata e soprattutto molto carenti sotto il profilo del personale.
Mentre i primi presìdi per gli anziani, dalle Rsa ai centri diurni, sono concentrati soprattutto al Nord e vanno a sfumare per numerosità man mano che si procede verso il Sud del paese. Dove il dato è drammatico, con un numero di strutture ben quattro volte inferiore a quello registrato al Nord.
Poi c’è il tema enorme dei nuovi e costosi farmaci in arrivo, in grado per ora di rallentare di qualche mese il dilagare dei sintomi ma sui quali, in ogni caso, l’Italia nel complesso non è pronta: con il quadro attuale, il rischio è che nove pazienti su 10 restino esclusi dalla possibilità di fruire delle nuove terapie - non rimborsate in Italia - che richiedono protocolli molto accurati di presa in carico.
Interessato il 10% degli anziani
Di queste problematiche si è parlato al convegno “I Centri per i disturbi cognitivi e le demenze e la gestione integrata della demenza”, organizzato all’Istituto superiore di sanità che da sempre è un presidio di attenzione alla popolazione anziana. «Il tema delle demenze è fondamentale per la salute pubblica, per le sue implicazioni non soltanto cliniche – afferma il presidente dell’Iss Rocco Bellantone -. Basti pensare che interessa direttamente circa il 10% della popolazione italiana tra persone con problemi cognitivi tra demenza e Mild-Cognitive Impairment e loro familiari e ha un costo annuo complessivo di 23,6 miliardi di euro di cui il 63% a carico delle famiglie. Questi dati, insieme a tutto il lavoro dell’Osservatorio Demenze, sono un’utile bussola per i decisori politici nell’elaborazione delle strategie per affrontare questo problema».
La survey
La survey condotta nel 2022-2023 dall’Osservatorio Demenze dell’Iss e presentata nell’ambito del convegno è stata condotta su 3.607 Rsa e 1.084 Centri diurni. Ne emerge che nell’Italia del Centro vi sono 1.5 Rsa e Centri diurni in meno rispetto al Nord del paese, mentre al Sud-Isole questo valore è circa 4 volte inferiore rispetto all’Italia del Nord, per entrambe le tipologie di struttura.
Nel dettaglio, spiegano dall’Iss, per i Centri diurni il valore per macro-area varia da 699 persone con demenza per ogni CD nel Nord, a 1.108 del Centro e a 3.145 del Sud-Isole. Per quanto riguarda le Rsa invece il rapporto è di una Rsa ogni 224 casi di demenza al Nord, una ogni 332 al Centro e una ogni 884 al Sud. Solo il 25% degli ospiti con demenza in una Rsa inoltre accede a un modulo/nucleo Alzheimer così come solo il 24% dei Centri diurni sono definiti Alzheimer.












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