Nella stagione sulla terra ha cambiato la risposta, sull'erba ha imparato a scivolare: ora Jannik torna sulla superficie preferita e risfodera i punti forti del suo gioco da numero 1
Luigi Ansaloni
18 luglio - 21:16 - MILANO
Finita la stagione sulla terra con due finali e archiviata l’erba con il trionfo di Wimbledon, Jannik Sinner è pronto a rituffarsi sulla superficie che più ama: il cemento. Il dominio del n.1 del mondo sul duro negli ultimi dodici mesi è stato pressoché totale, con 36 vittorie e due sconfitte (ultima a Pechino contro Carlos Alcaraz, in finale) e cinque tornei vinti: due slam (Us Open e Australian Open), le Finals di Torino e i Masters 1000 di Shangai e Cincinnati. Contando anche la Davis, saremmo a 39 vittorie e la conquista della seconda Insalatiera consecutiva. Come cambierà il modo di giocare di Sinner sul cemento? Per fronteggiare Alcaraz sulla terra e sull’erba e per vincere, l’azzurro e il suo team hanno dovuto fare degli accorgimenti, con Jannik che ha perfettamente recepito le indicazioni di Darren Cahill e Simone Vagnozzi, arrivando non solo a giocarsela col fenomeno spagnolo, ma anche a batterlo, come successo a Wimbledon, e ad avere match point a favore, come a Parigi.
la risposta
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Sinner è riuscito a giocare sulla terra e sull’erba quasi come fosse il suo amato cemento. Sul rosso, ad esempio, Jannik ha cambiato la risposta, innanzitutto, colpo nel quale già non aveva eguali, Djokovic a parte. Il numero uno del mondo ha assunto una posizione più avanzata in campo, cosa inusuale sul questa superficie, dove solitamente si tende a giocare più indietro rispetto alle altre superfici, quasi sui “teloni”, per rispondere con più “calma” e iniziare così lo scambio. Non solo. Jannik ha provato anche una posizione più obliqua, con il piede sinistro pù avanti rispetto al solito. Il risultato? Sinner è riuscito ad ottenere un timing così preciso sulla palla che anche sulla terra ha totalmente colto di sorpresa gli avversari, con un anticipo da togliere il respiro a chi sta dalla parte opposta della rete.

gli scivolamenti
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Sull’erba, dopo un inizio difficile (anche la sconfitta con Bublik ad Halle), Sinner si è perfettamente adattato. Gli scivolamenti, gli appoggi ballerini e i colpi non scoppiettanti dei primi turni hanno lasciato spazio, dai quarti con Shelton, al micidiale repertorio di Jannik che tutti noi conosciamo. Semplicemente, il n.1 del mondo si è come settato al rimbalzo e alla palla più irregolare, aiutato anche dai campi che nella seconda settimana diventano più simili alla terra (la famosa “terba”), che ha permesso a Sinner di avere più facilità nel caricamento dei colpi. Che sono tornati ad essere micidiali.
i cambiamenti
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E sul cemento? La stagione che inizia tra qualche settimana a Montreal, nel primo appuntamento della trasferta americana, è l’habitat naturale di Jannik. Sul duro Sinner, col suo modo di giocare, prende subito il controllo dello scambio, gestendolo a piacimento grazie alla straordinaria varietà di colpi di cui dispone: precisi, angolati e potentissimi, con una velocità media di palla superiore alla gran parte degli avversari. Controlla col dritto, controlla col rovescio, approfittando di un rimbalzo ideale per il tennis del n. 1 del mondo. Caricamento dei colpi, la palla che esce viva dalla racchetta. In risposta Jannik riesce a togliere il ritmo all’altro, guadagnando in pochi secondi campo e metri, grazie ad una velocità di crociera irreale per gli altri. Col servizio, riesce a mettere subito in difficoltà l’avversario, finendolo nella maggior parte dei casi nel giro di pochi colpi. Un incubo per gli avversari di Sinner, che si trovano così di fronte non solo giocatore che sbaglia poco e ha dei fondamentali incredibili, ma che ti toglie il tempo di ragionare con un anticipo sul colpo irreale. In questo modo, Jannik riesce a tirare un colpo più teso, che passa vicino alla rete, molto più vicino rispetto agli avversari, e dunque più potente e difficile da controllare. Qualità uniche, per l’azzurro. Che nessuno, ad oggi, riesce a replicare.