Allarme crescita, nella Bce si ragiona su un piano B

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L'ipotesi che il negoziato sui dazi si trasformi in un buco nell'acqua, e che Trump rimetta sul tavolo dazi da capogiro per l'Unione europea, costringe la Bce a pensare a un 'piano B'. E a farvi cenno non sono i governatori 'colombe' ma il governatore belga Pierre Wunsch: "se la ripresa viene ritardata, e lo è stata diverse volte, e l'attività economica è al di sotto del potenziale, è razionale dare un supporto" alla crescita perché l'inflazione scenderebbe sotto l'obiettivo del 2%, dice l'esponente del consiglio Bce considerato a metà strada fra i 'neutrali' e i 'falchi'.
    L'idea circola, sottotraccia, al meeting dei banchieri centrali che la Bce tiene ogni anno a Sintra, a due passi da Lisbona. La linea ufficiale della Bce è ben chiara: si decide 'meeting by meeting' sulla base dei dati più recenti, niente impegni vista l'incertezza alle stelle. Tassi fermi a luglio, mani libere a settembre. L'ha ribadita ieri la presidente Christine Lagarde, senza nascondere che i rischi sono al ribasso.
    Il fatto è, tuttavia, che le trattative con Trump rischiano seriamente uno stallo. I segnali sono le dichiarazioni belligeranti del tycoon con altri Paesi, e il nodo della regolamentazione digitale europea - a tutela dei minori, della privacy, dei dati - dove la Ue ha spazi limitati per venire incontro a Trump. Anche in assenza di una vera e propria rottura, il clima è tale da far pensare a un trascinarsi dell'incertezza ben messo a fuoco da Moody's, che ha appena usato la scure sulle previsioni di crescita Usa dimezzandole all'1%, e limato quelle Ue all'1% dall'1,3%.
    Lo 'scenario di base' delineato dalla Bce nelle 'staff projections' poggia sull'ipotesi di dazi americani al 10% e indica già uno 0,9%. Ma quel documento non nasconde che "un ulteriore acuirsi delle tensioni commerciali nei prossimi mesi determinerebbe livelli di crescita e di inflazione inferiori a quelli dello scenario di base delle proiezioni".
    Ecco, dunque, l'ipotesi di un piano B. Ipotesi tutta da verificare, perché - come ha avvertito proprio a Sintra il responsabile del Dipartimento europeo del Fmi Alfred Kammer - i rischi per l'inflazione sono sia al rialzo che al ribasso. C'è anche un altro nodo a complicare il lavoro della Bce. La Commissione tedesca sul salario minimo ha appena proposto un aumento dai 12,8 attuali a 13,9 euro per il 2026 e 14,6 nel 2027. Numeri che secondo uno studio di Goldman Sachs impatterebbero per 0,4 punti percentuali sull'inflazione tedesca. Un fattore da mettere nell'equazione sul 'cosa fare' da settembre in poi assieme all'evoluzione del negoziato sui dazi e alla corsa dell'euro: a 1,18 dollari il cambio forte è un peso sull'export e dunque sulla crescita, e un calmiere per l'inflazione 'importata' dall'estero. Se sui dazi andrà male, non si esclude dunque che i tassi possano scendere decisamente in area espansiva, rispetto ad attese dei mercati che per ora danno un tasso terminale all'1,75% dopo un ulteriore taglio da 25 punti base in autunno. 
   

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