Ora più che mai, in un mondo sempre più diviso, unire le forze, anche quelle creative, è indispensabile. Nasce da questa premessa la nuova collezione del brand Qasimi - fondato nel 2015 con base a Londra - firmata dalla designer Hoor Al Qasimi, ultimogenita dei sei figli dello sceicco dell'emirato di Sharjah. La 45enne sceicca, che presiede la Sharjah Art Foundation, lo scorso anno è stata decretata la persona più influente nel settore dell'arte contemporanea dalla Power 100 di Art Review, la rivista che da 23 anni stila la classifica delle cento persone più significative tra artisti e curatori, galleristi e direttori di musei, collezionisti e filosofi.
Nonostante l'impegno nel mondo dell'arte - l'anno prossimo curerà la Biennale di Sidney, quest'anno le hanno affidato quella di Aichi, in Giappone - alla morte del fratello gemello, fondatore del brand, nel 2021 Hoor non ha esitato a prendere la guida creativa del marchio. Un lavoro che affronta con lo stesso approccio delle curatele artistiche, creando sinergie tra linguaggi e promuovendo talenti da tutto il mondo con il fashion incubator per designer emergenti. Per questa collezione, Hoor ha collaborato con l'artista neozelandese di origini māori Emily Karaka che approfondisce, attraverso le sue opere, temi come l'oppressione politica.
Su tele enormi, la resilienza del popolo maori è messa a nudo in un'esplosione di colori, mentre le pennellate si mescolano a lettering, proverbi, canzoni e racconti che si tramandano da secoli. Il lavoro di Emily Karaka - di cui Al Qasimi aveva curato un'esposizione in Nuova Zelanda - ispira l'intera collezione: camicie genderless e pantaloni ampi rimandano alle silhouette mediorientali e nordafricane, mentre cerniere, borchie, bottoni e cuciture regolabili consentono di personalizzare ogni look, trasformando i pantaloni in bermuda o short, le camicie in gilet o polo.
Gli abiti, come tele, sono arricchiti da dettagli tratti dalle opere di Emily Karaka reinterpretate in technicolor, mentre le sue incisioni, inviti alla resistenza, diventano ricami piazzati sul busto e sulle maniche. "Emily Karaka che, attraverso le sue opere ricche di colore e messaggi simbolici, si batte per veder riconosciuti i diritti del suo popolo sanciti dai trattati - sottolinea Hoor Al Qasimi - è la principale fonte di ispirazione della nuova stagione. Le stampe, i ricami e i modelli trasformabili presenti nella collezione traducono questi temi in silhouette che si fanno portatrici di un messaggio di solidarietà più ampio, non solo della lotta in corso per il riconoscimento dei diritti dei maori ma di quelli di tutte le popolazioni indigene, tema particolarmente caro all'artista e causa che tutti noi dovremmo sposare in questo particolare momento storico".
Non è l'unica causa che oggi sta a cuore a Hoor, che su alcune felpe ha ricamato i versi "We have on this land that which makes this life worth living" del celebre poeta palestinese Mahmoud Darwish. "Nel 2021 ho anche fatto una collezione con la stampa della bandiera palestinese e della Kefiah" ricorda Hoor con le lacrime agli occhi, pensando agli amici artisti palestinesi che in questi ultimi mesi hanno perso la vita negli attacchi israeliani. "Anche la moda - sottolinea - è un modo di prendere posizione e, rispetto all'arte, ha la possibilità di farlo scendendo nelle strade, nel modo più democratico possibile".
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