1970: il Brasile campione e Saldanha, il c.t. giornalista che disse no

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i maledetti

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Dichiaratamente comunista ed estremamente popolare venne esonerato a pochi mesi dal Mondiale perché si rifiutò di obbedire ad un ordine del generale Emilio Garrastazos Medici

Andrea Schianchi

Giornalista

5 dicembre - 14:55 - MILANO

Il Mondiale del 1970 iniziò con molto anticipo per il Brasile. Precisamente prese il via martedì 4 febbraio 1969, nel pieno dei festeggiamenti per il carnevale. Il presidente della Federcalcio, il potentissimo Joao Havelange, nominò commissario tecnico della Seleçao il giornalista Joao Saldanha e molti pensarono che si trattasse di uno scherzo: come può un uomo che ha sempre e solo scritto articoli e interviste occuparsi della nazionale che deve conquistare il suo terzo campionato del mondo, dopo quelli del 1958 e del 1962? La verità è che in Brasile, in quel periodo, regnava il caos. Nel calcio e in politica. La giunta militare del generale Emilio Garrastazos Medici traballava, dall'Europa giungevano i venti della protesta, la gente chiedeva diritti e soldi per mangiare. E ormai il futebol non bastava più a tener buono il popolo. Havelange capì che doveva affidarsi a un personaggio di polso che, allo stesso tempo, fosse gradito dalla maggior parte dei tifosi. 

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