Zingaretti: "Al cinema vorrei raccontare Schwazer. Ma il fair play esiste solo per la Roma?"

2 ore fa 3

L’attore e regista: "Mia madre mi portava al Foro Italico per gli Internazionali, eravamo quattro gatti. Non mi piaceva il tennis, amavo la lotta e facevo il mediano. Ora invece..."

Alessandra Bocci

Giornalista

15 settembre - 10:25 - MILANO

Il tifo non si cambia. "Sempre Roma. Mia moglie è napoletana e ha voluto portare le nostre due figlie alla festa scudetto. Ci siamo divertiti, ma quando siamo rientrati a casa ho detto alle ragazze 'ora si torna giallorossi, altrimenti vi faccio dormire sul terrazzino'". Scherza, Luca Zingaretti, attore, regista, produttore, grande sportivo. "Da giovane mi piaceva il fango, ero un mediano puro, non mi interessava fare gol. Con il tennis è diverso: sono scarso ma ho tanta passione, mi definirei un terraiolo che sta a fondocampo, ma poi alla fine mi annoio e so che per vincere devo andare a rete, o almeno praticare un gioco d’attacco".

Avrà amato Panatta allora...

"Come si fa a non amarlo? È un uomo simpatico, intelligente, e poi fa parte della mia gioventù. Mi piacciono lui e tutti i componenti della Squadra. Ricordo quando mia madre, che era una grande appassionata di tennis, mi portava al Foro Italico: un panino in pausa pranzo, e via sulle gradinate. Non era come adesso, agli Internazionali eravamo in quattro gatti. Comunque mia mamma ha provato a lungo a convincermi a giocare a tennis, ma allora non ne volevo sapere: per me il tennis era quello della gente vestita di bianco, del mondo dei circoli eleganti. Uno sport aristocratico, che trovavo noioso. A me piaceva il pallone, il contatto, la lotta".

 AP

Poi è arrivata l’Accademia d’Arte Drammatica e l’incontro con Andrea Camilleri. Si può dire che il vostro fosse quasi un rapporto allenatore-giocatore simbolo?

"Una metafora che mi piace. In fondo io sono stato strumento della sua arte, l’ho portata in giro in Italia e nel mondo".

Il monologo "Autodifesa di Caino" è un testo anche fisicamente impegnativo, come probabilmente tutti i monologhi sono. Come si prepara un attore a uno spettacolo di questo genere?

"Più che altro mi ci sono avvicinato con molte perplessità. Perché questo è un testamento, Camilleri lo ha scritto in pochi mesi ed è stato il suo ultimo lavoro. cosa che mi ha dato una ulteriore responsabilità. È singolare che Andrea abbia scelto per trasmettere i suoi ultimi messaggi il personaggio di un perdente, ma Camilleri diceva che la storia non è veritiera fino in fondo perché la scrivono soltanto i vincitori. Mi piaceva l’idea di dare voce a un carattere così complesso, considerato la fonte di tutti i mali del mondo".

Parlando di vincenti e perdenti, le piacerebbe come regista portare sullo schermo una storia di sport?

"Sono sempre stato appassionato di calcio, ma il calcio con le sue lunghe pause e i momenti di stasi non si presta molto a essere rappresentato, infatti se ci pensa i film sul calcio sono pochi. Forse perché sono condizionato dai tanti lavori che ho visto, penso che sceglierei la boxe. La boxe è fatta di fatica e sudore: è uno sport estremamente poetico".

Una foto di scena de "Amore" della serie "Il commissario Montalbano". Roma, 13 febbraio 2018. ANSA/ US RAI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

C’è un personaggio sportivo che sceglierebbe?

"L’idea di un film su un personaggio sportivo non mi stimola molto, ma se proprio dovessi farlo andrei su Maradona. Anche se sono state realizzate molte pellicole su di lui, credo che ci sia ancora tanto da dire. Mi piace il lato oscuro di Maradona, lui stesso in una celebre intervista ha detto: 'Pensate che cosa ci siamo persi, che giocatore avreste visto se non avessi sniffato cocaina' . Ma questo è soltanto un lato della sua personalità. Mi interessa il suo modo di essere un guerrigliero, uno che combatte per i poveri: un aspetto ancora da scavare a livello artistico. E poi mi piacerebbe raccontare la storia di Schwazer e di un altro sport di tanta fatica e molta gloria. Ho visto dei documentari su Netflix: la vicenda di Schwazer è terribile, è stato tradito da chi avrebbe dovuto appoggiarlo e la seconda volta è stato mandato al patibolo senza prove".

Dai protagonisti dello sport al suo personaggio, Montalbano, dal quale a un certo punto ha voluto allontanarsi...

"Erano ragioni strategiche: Camilleri anche in accademia diceva sempre che bisogna uscire fra gli applausi. Ma poi ho pensato, se mi piace e mi diverte, perché non continuare? E quando abbiamo finito l’ultima serie siamo usciti direi non con gli applausi, ma con una standing ovation, con ascolti record anche con le repliche. Quindi penso di aver vinto la scommessa".

L'attore Luca Zingaretti durante la presentazione dei due nuovi episodi de "Il Commissario Montalbano" in onda su Rai1 , Roma, 01 febbraio 2018.   ANSA / ETTORE FERRARI

Che cosa le manca di Camilleri?

"La sua amicizia, i suoi romanzi, ma anche la sua voce civile. Interveniva raramente, ma quando si pronunciava rimetteva le cose a posto. Purtroppo non ci sono molte figure carismatiche come la sua nel nostro panorama culturale attuale".

Italian Writer Andrea Camilleri, left, flanked by Italian actor Luca Zingaretti, celebrates his 80th birthday, at RAI headquarters, in Rome, Wednesday, Sept. 14, 2005. (AP Photo/Sandro Pace)

Torniamo alla passione per la racchetta: adesso ha anche un incarico nel Comitato della Fitp del Lazio.

"Sì, mi ha coinvolto il presidente Emilio Sodano: pensa che in quanto esterno all’ambiente possa avere uno sguardo diverso e trovare qualche spunto per migliorare ancora le cose. Mi pare difficile, visto come sta andando il movimento del tennis in Italia e i talenti straordinari che esprime. Diciamo che la prendo come una nuova sfida".

Pensare che il tennis la annoiava. E di questa Roma che cosa dice?

"Gasperini ha portato una ventata di vitalità, aspettiamo prima di giudicare la squadra. C’è una cosa che non capisco, le limitazioni del fairplay finanziario: pare che esistano solo per la Roma. A me piacerebbe sognare come stanno sognando da qualche anno i miei amici napoletani: ci hanno detto per anni che gli scudetti al Sud non si potevano vincere, De Laurentiis ha dimostrato il contrario. Con la programmazione e l’attenzione tutto si può fare. E io aspetto di poter festeggiare a Roma dopo essermi divertito alle feste del Napoli".

Leggi l’intero articolo