Weah, Milan-Juve è una questione di famiglia: Tim può brillare a San Siro come papà George

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Bianconeri per la prima volta senza Vlahovic: Motta scalda lo statunitense da "falso 9"

Giornalista

21 novembre - 07:46 - MILANO

Si può giocare nel Monaco, nel Psg e nel Milan, segnare più di 200 gol in carriera, alzare in cielo un Pallone d’Oro, ma vedere il proprio sogno calcistico realizzato dal figlio. George Weah ha dato molto e ha avuto tantissimo dal pallone. L’unico sfizio che non è riuscito a togliersi, lo sta vivendo grazie a Timothy. «Ho sempre tifato Juventus per il mio idolo Michel Platini», ha detto più volte l’ex attaccante rossonero. Indietro non si torna. A Big George non serve la macchina del tempo, basta Tim. È così dalla scorsa estate, quando l’ex Lilla si è trasferito alla Juventus. E sarà così soprattutto sabato: il figlio d’arte non solo sarà protagonista a San Siro contro il Milan, ma potrebbe giocare al centro dell’attacco come faceva il papà. Stessa posizione, ma compiti diversi. George è stato uno dei migliori esemplari di centravanti vero. Timothy, dopo gli esperimenti a partita in corso e il test in famiglia di ieri contro l’Under 17 bianconera, si candida come “falso 9” al posto dell’infortunato Dusan Vlahovic. Punta di movimento nella Signora “spaziale” di Thiago Motta, dove i ruoli sono fluidi e la ricerca degli spazi è una ragione di vita. Differenti anche le scarpe (rosse quelle di Weah senior, blu quelle dell’erede) e soprattutto la maglia. La San Siro rossonera riabbraccerà un Weah attaccante, ma stavolta sarà il terminale della Juventus.

Nuovo Tim

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Quando George ha segnato il suo primo gol al Meazza contro la Juve, nel famoso 2-1 del 1995 che Fabio Capello ricorda come uno dei suoi classici più belli, Timothy non era neppure nato. E l’ultima di Weah in rossonero al Meazza (14 dicembre 1999), lo juventino l’ha “vissuta” dalla pancia della madre, settanta giorni prima della nascita (22 febbraio 2000). Dove finiscono gli incroci storici e gli aspetti emozionali, iniziano quelli di campo. Se Weah Jr è pronto vivere una serata da protagonista a “casa” del padre non è per il passato, ma per il presente. Timothy è uscito trasformato dall’infortunio che lo ha frenato a inizio stagione. Un altro rispetto all’esterno timido della prima annata a Torino. Merito di Thiago Motta, che ha incrociato l’americano ai tempi del Psg e lo ha riportato al suo ruolo originale: quello di attaccante. Punta esterna o “falso 9”. Quando parte titolare, Timothy è quasi una sentenza. Dei quattro gol in campionato, il figlio d’arte ne ha realizzati tre nelle ultime quattro giornate. Firme pesanti: da quella nel derby d’Italia di San Siro contro l’Inter a quella nel derby contro il Torino, con in mezzo il gol al Parma. Continuità da attaccante vero. Tanto che Timothy può vantare una media gol/minuti migliore anche di quella di Vlahovic: un gol ogni 131’ per l’ex Lilla, un gol ogni 144’ per il numero 9. Momento positivo confermato dal timbro di lunedì notte con gli Usa.

Le alternative

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Quella di San Siro sarà la prima Signora della stagione senza Dusan dall’inizio (il serbo punta l’Aston Villa) e Motta dovrà inventarsi qualcosa. La prima idea, provata anche ieri, è quella di ripetere l’esperimento del secondo tempo contro il Napoli: fuori Vlahovic e dentro Weah. Ma l’allenatore bianconero, privo degli infortunati Nico Gonzalez e Arek Milik, nei prossimi due allenamenti valuterà altri possibili “falsi 9”: da Kenan Yildiz e Teun Koopmeiners.

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