Lo statunitense ha raccontato quei momenti, senza nascondere un velo di imbarazzo quando i discorsi nello Studio ovale si sono spostati dal calcio alla guerra
19 giugno - 16:53 - MILANO
"La visita a Trump? Per me è stata una sorpresa. Ci hanno detto che dovevamo andare e non ho avuto altra scelta". Timothy Weah, unico statunitense della Juventus insieme a Weston McKennie, ha commentato così l'apparizione di una delegazione della Juventus (che comprendeva anche lui) nello Studio ovale del presidente Donald Trump. L'incontro, al quale ha presenziato anche il presidente della Fifa Infantino, è iniziato a poche ore dalla gara poi vinta 5-0 contro l'Al Ain: l'ingresso dei bianconeri, dirigenti e John Elkann compresi, le strette di mano col presidente Usa e poi tutti alle sue spalle mentre però era in corso anche un incontro con la stampa, durante il quale sono state fatte domande di politica estera. "È stato un po' strano. Quando ha iniziato a parlare di politica e dell'Iran, è stato tipo: 'Ehi, io voglio solo giocare a calcio, amico'" ha commentato ancora Weah sottolineando l'imbarazzo del momento.
La Gazzetta dello Sport
© RIPRODUZIONE RISERVATA