i maledetti
Contenuto premium
La storia dell'attaccante olandese che ha giocato quattro anni in Serie A, ha vinto una Coppa Campioni e un Europeo, sentendosi sempre fuori posto. Un percorso fatto di successi e buio profondo, di cocaina, alcol e istinto di autodistruzione
Andrea Schianchi
26 dicembre - 12:30 - MILANO
E poi c'è chi diventa maledetto dopo. Al termine della carriera, cioè. Perché non c'è più l'adrenalina del campo, la partita, i tifosi, la notorietà, la gloria, però il corpo ha ancora bisogno di quell'ormone e, in qualche modo, bisogna procurarselo per affrontare la battaglia del "combatti e fuggi" che la vita propone ogni giorno. E allora, alla fine del ballo, c'è chi cade vittima di una dipendenza: può essere l'alcol, la droga o il gioco d'azzardo. È accaduto a Wim Kieft, centravanti olandese di alto livello che in Italia ha indossato le maglie del Pisa (dal 1983 al 1986) e del Torino (stagione 1986-87). In precedenza, con l'Ajax, nel 1982 aveva conquistato la Scarpa d'Oro e in seguito, con il Psv Eindhoven, nel 1988, vinse la Coppa dei Campioni, e con l'Olanda il Campionato Europeo. Si sta parlando di un campione, non di un comprimario.








English (US) ·