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Benjamin Perroux, uno dei suoi primi allenatori, racconta il neoacquisto dell'Inter: "Mentalità da grande già a 12 anni, aveva l'ossessione per la sconfitta. E nel pullman..."
Il Rocky Balboa di Tours corricchiava su e giù lungo il campetto con un cronometro per amico. Aveva 12 anni, le cuffiette nelle orecchie e un pallone in mezzo ai piedi. “Usciva da scuola dopo pranzo e veniva subito allo stadio. I suoi compagni se la prendevano comoda, tornavano a casa e preparavano la borsa, lui invece si palesava prima, prendeva un pallone e iniziava a scattare da linea a linea… cronometrandosi”. Il viaggio di Ange-Yoan Bonny è iniziato con gli “occhi della tigre” di Stallone come colonna sonora di allenamenti intensi. Il tutto da ragazzino, a Tours, città divisa tra due fiumi da cui partono i tour per i castelli della Loira. Ange, ragazzone di un metro e novanta destinato all’Inter, ha iniziato a giocare qui. Il suo primo stadietto si chiamava Breuil, fili d’erba e tanta passione, mentre la squadra che l’ha visto crescere è stata lo Chambray.