Torricelli: "Ho smesso con il calcio dopo la morte di mia moglie. Sono tornato a fare il falegname"

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L’ex terzino della Juve si racconta al Corriere: "Barbara aveva la leucemia, i medici mi dissero che c’era il 2% di possibilità di guarigione. Non dissi niente, neanche ai nostri tre figli, non volevo che perdessero la speranza"

30 giugno - 10:48 - MILANO

Moreno Torricelli non ha mai cercato il calcio. Era un ragazzo come tanti, cresciuto tra i mobilifici del suo paese e una voglia precoce d’indipendenza: "A 13 anni ho iniziato a lavorare come falegname, non amavo la scuola e volevo guadagnarmi qualcosa", racconta al Corriere della Sera. Un talento nascosto nei dilettanti della Caratese, fino a quando un’amichevole con la Juventus e un colpo d’occhio di Trapattoni non gli cambiarono la vita a 22 anni. "Firmo il contratto sul cofano di una macchina e da due milioni di lire passo a ottanta. Il giorno prima facevo l’artigiano, il giorno dopo ero in tournée con la Juve". Lui e Del Piero, poco più che ragazzi, diventano amici inseparabili: "Veniva spesso a mangiare da noi, mia moglie gli tagliava i capelli. Era un talento, ma anche uno di famiglia. Il soprannome "Geppetto"? Me lo diede Baggio nell'estate del '92, aveva letto di me sui giornali". 

il dramma di barbara

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 "L’ho conosciuta a 15 anni, lavorava con mia cugina, mi innamorai subito". La storia con Barbara nasce presto, cresce con la famiglia e si spezza troppo in fretta. La diagnosi arriva poco prima di Natale 2009: leucemia. Torricelli ripercorre quei giorni con una lucidità che spiazza: "I medici mi dissero che c’era solo il 2% di possibilità di guarigione. Non dissi niente, nè a lei, nè alla sua famiglia e neanche ai nostri tre figli. Non volevo che perdessero la speranza". Solo qualche giorno prima della tragica fine, nel 2010, trovò il coraggio di dire la verità. "È stata una liberazione. Anche oggi i miei figli non sanno tutto: lo leggeranno per la prima volta in questa intervista".

l'addio al calcio

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Dopo la scomparsa della moglie, il calcio perde di senso. "Allenavo il Figline, il campo era un sollievo. Ma poi ho detto no al Crotone in Serie B: i miei figli venivano prima". Così Torricelli torna a fare ciò che faceva prima della Serie A: falegnameria. Durante il Covid riprende in mano gli attrezzi, aiuta un artigiano di Lillianes, il borgo dove vive in Valle d’Aosta. Oggi lavora al restauro dell’alpeggio di Lucia, la nuova compagna: "Mi ha riacceso la luce dentro, con i miei figli è stata delicata. Non era semplice, per loro la mamma resterà sempre una sola".

una nuova vita

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Oggi, a 55 anni, Torricelli è un nonno felice e impegnato nel progetto “Allenarsi per il futuro”, portando nelle scuole i valori dello sport: impegno, umiltà, passione. "Consiglio ai ragazzi di cogliere l’attimo. La vita può dare tutto e togliere tutto, ma bisogna viverla al massimo. Con Barbara ho vissuto 20 anni bellissimi, abbiamo avuto tre figli stupendi, due dei quali mi hanno reso nonno. Poteva durare di più? Certamente. Ma il viaggio è stato bello". 

La Gazzetta dello Sport

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