Dopo una regata quasi tutta di bolina, Comanche ha concluso in 2 giorni, 5 ore e 3 minuti, togliendo il terzo successo di fila a Law Connect
Maurizio Bertera
28 dicembre - 11:40 - MILANO
Non ci sono stati drammi come un anno fa ma l’edizione n.80 della Rolex Sydney to Hobart – la classicissima dei mari australi – è stata più dura del previsto. Dopo la partenza da cartolina (brezza leggera, gennaker e code zero a prua, migliaia di spettatori a terra e sulle barche al seguito), è arrivato un vento intenso dai quadranti meridionali, sui 25-30 nodi. Ma è stato soprattutto il mare corto e ripido a creare problemi alla grande flotta: 33 i ritirati sui 128 partenti, a conferma che le 628 miglia della Bluewater Classic non vanno mai prese con leggerezza. Tra le barche fuori gara, la più illustre è stata Wild Thing, fermata dalla rottura di un bozzello della randa. In realtà, l’equipaggio l’aveva riparato ma l’esperto skipper Grant Wharington ha preferito ritirarsi: "Non mi piacciono più le riparazioni di fortuna. E quando hai sopra la coperta un albero da quattro milioni di dollari in aria, analizzi le cose con più attenzione di quanto avresti potuto fare in passato", ha spiegato appena rientrato a Sydney. Uscito di scena uno dei 100 piedi, la battaglia per il successo in tempo reale ha riguardato altri tre maxi e il 27 metri americano Lucky.
bolina
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È stata una regata quasi tutta di bolina, con il bordeggio lungo la costa della Tasmania che ha rimescolato le carte, consentendo a SHK Scallywag di entrare nel prevedibile duello tra Law Connect, vincitore delle due ultime edizioni, e Master Lock Comanche. Alla mezzanotte italiana, i tre 100 piedi erano separati da un solo miglio e nell’avvicinamento a Hobart sembrava di assistere a una match-race (a tre) da America’s Cup e non a una prova d’altura. Un bordeggio finale perfetto ha permesso a Master Lock Comanche di volare verso il traguardo e conquistare la Line Honours (successo in tempo reale) nel tardo pomeriggio australe. La prova di quanto siano stati bravi i velisti capitanati da Matt Allen e James Mayo è che dopo una battaglia ‘a vista’ Law Connect e SHK Scallywag abbiano concluso rispettivamente a 47 e 71 minuti di distacco. A conferma che si è trattata di un’edizione lenta, il tempo del vincitore (2 giorni, 5 ore e 3 minuti) è lontanissimo dal record stabilito proprio da Master Lock Comanche nel 2017: un giorno, 9 ore e 15 minuti.
i vincitori
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Master Lock Comanche è un 30 metri, varato nel 2014 e firmato da Marc Van Peteghem e Vincent Lauriot in collaborazione con Guillaume Verdier, che è il progettista incaricato del progetto Hypersail Ferrari. Non è considerato un 100 piedi ‘semplice’ per via del particolare piano velico spostato più a poppa rispetto a molti maxi analoghi, soluzione che l’anno scorso ha portato al ritiro per problemi alla randa. Anche la scelta della chiglia è stata lunga e sofferta: inizialmente si era optato per una lifting keel (la chiglia sollevabile) ma, visto il numero di miglia che Comanche avrebbe macinato alla fine la scelta è caduta sulla canting keel (chiglia basculante). Allen e Mayo hanno potuto contare su un ottimo equipaggio dove spiccano l’inglese Andy Green (navigatore ma anche uno dei commentatori più noti del circuito internazionale), il mito della vela australiano Iain Murray e il connazionale Adam Beashel che per due volte ha disputato l’America’s Cup con i "cugini" di Emirates Team New Zealand. Quanto alla Tattersall Cup – il trofeo per il migliore scafo in tempo compensato – è quasi impossibile possa sfuggire nuovamente a Celestial V70 di Sam Haynes che al rilevamento delle 10 italiane ha 280 miglia di vantaggio su Min River. Si tratta dell’ex Maserati 70 di Giovanni Soldini che dieci anni fa prese parte alla Sydney to Hobart chiudendola quarto assoluto.








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