Archiviata la legge di bilancio e la pausa natalizia, alla Camera la maggioranza è pronta a incassare il primo via libera alla riforma della separazione delle carriere della magistratura.
Alle 12 scade il termine per presentare gli emendamenti e mercoledì l'aula comincerà a discuterli. In ballo, il primo dei quattro voti che la riforma costituzionale richiede e che, sulla carta, dovrebbe scivolare liscio. Il centrodestra può contare anche sulla sponda di Italia viva, Azione e Più Europa, da sempre favorevoli al testo.
Restano contrari Pd, Movimento 5 stelle e Avs che probabilmente ripresenteranno gran parte degli emendamenti proposti nella commissione Affari costituzionali, ma con pochissime chances di farcela.
La riforma della giustizia prevede che, a differenza di oggi, le carriere dei magistrati che fanno le indagini (pm) siano distinte da quelle dei giudici (di tribunale e delle Corti) per cui ciascuno a inizio carriera dovrà fare una scelta definitiva di funzione, e restarci. Insomma niente più 'porte girevoli' tra pm e giudici secondo un'espressione abusata negli anni scorsi, vista l'anzianità della battaglia che però non convince gran parte delle toghe. A intestarsene la paternità è Forza Italia, in linea con la distribuzione politica delle riforme cardine della legislatura, tra l'autonomia differenziata della Lega (l'unica arrivata al capolinea, essendo una legge ordinaria, su cui pesa l'ombra del referendum) e l'elezione diretta del premier che fa capo a Fratelli d'Italia. Quest'ultima, però, da mesi è quasi forzatamente rallentata, a Montecitorio, complici i difficili equilibri che alla "madre di tutte le riforme" vanno garantiti.
Sulla giustizia il centrodestra vanta compattezza e finora la squadra ha retto, solida. Lo rimarca Antonio Tajani: "La riforma della giustizia è la priorità di FI, ma anche degli altri partiti della maggioranza" e promette celerità: "In Parlamento lavoreremo perché il testo possa essere approvato nel più breve tempo possibile". E anche in vista di mercoledì, solo FI sta valutando se intervenire ritoccando il meccanismo di scelta dei componenti laici del Consiglio superiore della magistratura: ora è affidato a un sorteggio che però - è il ragionamento che circola nel partito di Tajani - rischia di sbilanciare il sistema, rispetto ai 2/3 dei togati. Ma niente di più, assicurano i tre partiti. Compresa la Lega, tentata di recente dal rilancio sulla responsabilità civile dei magistrati. Il tema si è riproposto subito dopo l'assoluzione di Matteo Salvini al processo Open arms, il 20 dicembre scorso. Una questione che potrebbe animare l'elettorato leghista e trovare il sostegno degli alleati, ricompattati di recente dallo scontro con la magistratura che ha bocciato i trasferimenti dei migranti verso l'hotspot voluto dal governo Meloni in Albania.
Ma proprio quel conflitto è uno dei motivi che spinge il centrosinistra a opporsi più duramente alla riforma: la separazione delle carriere è un altro modo per dichiarare guerra a tutta la magistratura, è la tesi delle opposizioni. Convinte che un disegno di legge costituzionale avrebbe bisogno di un confronto più ampio e accurato del Parlamento, senza pressioni e strumentalizzazioni più contingenti. Non a caso il Pd sentenzia: "Questa riforma è un errore grave della maggioranza".
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