Il turco ha già saltato per infortuni oltre il triplo delle gare di un anno fa. Inzaghi studia come farlo tornare al top: senza di lui crolla anche il rendimento difensivo
Giornalista
5 febbraio - 11:00 - MILANO
E poi fai i conti. E poi ti accorgi che l’Inter è lassù, a tre passi dal cielo, di fatto senza aver avuto Lautaro - almeno fino a un mese fa - e Calhanoglu. Mica due qualunque. Semplicemente le facce più in vista della squadra della seconda stella. Dai fatti al ragionamento: impossibile o quasi credere che Simone Inzaghi possa arrivare a dama su tutti i fronti, scudetto compreso, senza recuperare al top i due. Con il capitano ci è già riuscito: il Lautaro di oggi è una Ferrari al confronto dell’utilitaria di poche settimane fa. Con Calha l’operazione deve ancora partire. Ed è un’operazione necessaria, non più rimandabile.
scelta
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Calhanoglu non era al massimo nel derby e s’è visto. Ha spinto per giocare, Inzaghi s’è convinto e l’ha lanciato ma chissà se, tornando allo scorso fine settimana, rifarebbe la stessa scelta. In ogni caso, inutile voltarsi. Piuttosto, meglio capire come recuperare al meglio il turco. Oggi Inzaghi deciderà se sarà più giusto confermarlo dall’inizio nel recupero di Firenze oppure dividere la partita in due porzioni facendo partire dall’inizio Asllani. Scelta non semplice, scelta che si allunga su tutto il prossimo periodo. Fondamentale in questo mese decisivo avere il regista al top: l’Inter con il turco ha un potenziale inevitabilmente superiore rispetto a una formazione senza Hakan. Il confronto tra questa stagione e la scorsa, in termini di impiego, è impietoso: nel 2024-25 Calha ha già saltato 10 partite per infortunio (a cui aggiungere di fatto le gare con Roma e Milan a Riad mollate già nel primo tempo), in tutto il 2023-24 ne aveva lasciate per strada per lo stesso motivo appena tre. Di più: a questo punto della stagione, un anno fa le presenze del turco con almeno 80 minuti giocati erano state 18, quest’anno appena sette.
Determinante
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Calha a mezzo servizio, questa è la realtà. Vuol dire che fin qui la squadra di Inzaghi è riuscita a compensare l’assenza del suo regista trovando altre linee di gioco, responsabilizzando ancor di più Bastoni e Dimarco anche in costruzione, appoggiandosi alla crescita di Barella in questo senso, chiedendo aiuto anche a De Vrij, bravo a gestire il primo pallone. Non può bastare, anche perché Asllani ha dato qualche segnale ma nelle grandi partite non è mai un’opzione - infatti nel derby non entra lui, nella ripresa - e perché lo stesso Zielinski non è pienamente convincente nel ruolo. Calha è un fattore scudetto, al contrario. È decisivo nella fase offensiva e non certo per i rigori calciati, quanto per la capacità di velocizzare la giocata in transizione che nessun altro ha: con lui l’Inter innesca Thuram, Lautaro e gli esterni senza perdere tempi di gioco. Ma Calha è un fattore determinante nella fase difensiva. Contro il Milan è mancato, evidentemente perché non ancora a posto dal punto di vista fisico. Ma di solito sa fare da schermo ai difensori, sa proteggere la linea davanti a Sommer anche solo con la sua posizione. E allora è un modo limitato di leggere il suo rendimento andare a vedere solo i gol segnati. Piuttosto, forse è giusto domandarsi quanto del turco ci sia nella differenza di rendimento difensivo dell’Inter di un anno fa rispetto alla squadra attuale: 19 reti incassate fin qui in campionato rispetto alle 22 totali della squadra della stella. Lavoro Inzaghi conosce la situazione perfettamente: il giocatore, che sabato compie 31 anni, e lo staff tecnico hanno pianificato un programma complessivo per tornare in fretta al top della condizione. Servirà anche un lavoro di prevenzione, per evitare nuovi stop muscolari: le fermate di Calha fin qui sono state dovute esclusivamente a infortuni di questo genere. Polpaccio e adduttori, adduttori e polpaccio: fin qui è stato difficile prendere il volo. Ma adesso è il momento del check-in: parola, convinta, di chi si è definito tra i primi 5 top centrocampisti d’Europa.